L’Allegoria della Prudenza e la Triplice Dea del Duomo di Siena
by Arthea (Elena Frasca Odorizzi)
Sul pavimento del presbiterio del Duomo di Siena, intorno all’altare Maggiore sono rappresentate le 4 Virtù Cardinali, poste in opera intorno al 1406. L’allegoria tricefala della Prudenza, posta dietro e a destra dell’altare, ha attirato subito la mia attenzione.
ALLEGORIA DELLA PRUDENZA NEL MEDIOEVO
Sul finire del Medioevo la Prudenza veniva raffigurata come una giovane donna con in mano un Serpente e uno Specchio.
Trattandosi di una Virtù e non di un Vizio il Serpente significava, non l’astuzia che spinge al peccato, ma l’intelligenza usata contro le avversità (1). Parallelamente, essendo un antico simbolo del Tempo, il Serpente serviva a ricordare che la Prudenza è figlia del Tempo, cioè dell’Esperienza (2).
Altro simbolo di Sapienza, e non di Vanità, era lo Specchio, legato indissolubilmente al motto Delfico Gnosce Te ipsum, «Conosci Te stesso», condizione preliminare alla realizzazione del Bene.
ALLEGORIA DELLA PRUDENZA NEL RINASCIMENTO
Nel Rinascimento si affermò una nuova versione dell’Allegoria della Prudenza: non più una fanciulla con serpente e specchio, ma un uomo con 3 teste. La più famosa ed emblematica rappresentazione di questo genere è quella dipinta da Tiziano tra il 1565 e il 1570, intitolata “Allegoria della Prudenza” o anche “Il tempo governato dalla prudenza”.
In questo quadro Tiziano unisce varie iconografie e tematiche della Tradizione Classica, riprese poi dalla Scolastica Medievale. Era infatti opinione diffusa che essere Saggi volesse dire essere Prudenti, cioè avere capacità di memoria, intelligenza e previsione: «buona memoria delle vedute cose, e buona conoscenza delle presenti, e buona provvidenza delle future (3)».
Le Tre Teste, come il Serpente, simboleggiano il Tempo nelle sue diverse Fasi, presente, passato e futuro, che sul piano umano diventano le tre Età della Vita, la vecchiaia, la maturità e la giovinezza, come simbolo delle corrispondenti facoltà intellettuali necessarie alla Prudenza. Per chiarire il concetto Tiziano inserì nel triplice ritratto un motto in latino, diviso in 3 parti, come monito a saper ben utilizzare il proprio Tempo. Scrisse: EX PRAETERITO – PRAESENS PRVDENTER AGIT – NI FVTVRA(M) ACTIONE(M) DETVRPET , ovvero, «sulla base del passato / il presente prudentemente agisce / per non guastare l’azione futura» (4).
ECATE E IL MOSTRO TRICEFALO
Sembra che Tiziano per il suo quadro, si fosse ispirato ad alcuni passi del Machiavelli sulla natura umana e bestiale dell’essere umano (5), ma anche all’immagine di un mostro tricefalo (6) divenuto molto famoso nel Rinascimento con la scoperta degli Hieroglyphica di Horapollo (1419). Questo libro aprì la strada a un nuovo genere di testi illustrati con Immagini emblematiche come il famoso Emblemata di Andrea Alciato (1531). La nostra Allegoria della Prudenza però risale al 1406 e la sua origine non va quindi ricercata in questi testi, ma nell’iconografia di un’altra Divinità antica, l’Ecate Trimorfa (7), divenuta successivamente famosa grazie alle Imagini de li dei de gl’antichi disegnate da Vincenzo Cartari nel 1556.
Ecate era una Dea pre-ellenica antichissima, che i Greci avevano assimilato trasformandola in una figlia dei Titani. Gli Inni Orfici la descrivevano come «protettrice delle strade, […], trivia, amabile, celeste e terrestre e marina, dal manto color croco, […] notturna, protettrice dei cani, regina invincibile, annunciata dal ruggito delle belve, senza cintura, d’aspetto imbattibile, domatrice di tori, signora che custodisce tutto il cosmo […]».
ECATE, DIANA E LA DEA TRIPLICE
L’iconografia di Ecate passò nel tempo da quella di una giovane ragazza vestita con chitone recante fiaccole nelle mani a quella di una Divinità Triplice, con 3 corpi o 3 teste, talvolta di animali, che regge una torcia, una chiave e un serpente (oppure un pugnale). Venne poi associata sempre più all’aspetto misterioso della Luna Calante, in relazione con le Arti Magiche e quindi alla figura Dea Luna con le sue 3 Fasi (la quarta nascosta). Per gli antichi greci le divinità femminili associate alla Luna erano principalmente tre: Selene (la luna piena), Artemide (la luna crescente) ed Ecate (la luna calante), in seguito riprese dalla civiltà romana, con i nomi di Luna, Diana ed Ecate.
Il termine Dea Triplice fu reso popolare da Robert Graves nel suo libro la “Dea Bianca”. Questi «constatò come l’archetipo delle triadi di dee ricorresse frequentemente nelle mitologie indo-europee. Per esempio varie dee o semidee costituivano triadi (le greche Moire, Grazie, Parche e le nordiche Norne) o erano singole divinità ma raffigurate in tre aspetti (la greca Ecate). Spesso era ambigua la distinzione tra le triadi e le entità triplici, è il caso della dea irlandese Brighid e le sue due sorelle, anch’esse chiamate Brighid. […] Il tema della trinità della Dea è stato studiato nelle opere di Jane Ellen Harrison, A.B. Cook, George Thomson, Sir James Frazer, Robert Briffault e Jack Lindsay per nominarne alcuni. La Dea triplice fu anche studiata da psicologi studiosi degli archetipi come Kerenyi e Jung. Uno degli studiosi che ha trattato il tema più di recente è l’archeologo Marija Gimbutas i cui studi sull’Europa antica hanno aperto nuove strade di ricerca (7).»
L’ALLEGORIA DELLA PRUDENZA E LA DEA TRIPLICE
Ecate Trina ci riporta alla nostra Allegoria della Prudenza nel Duomo di Siena. Qui la Prudenza conserva la sua forma triplice, ma non rappresenta le tre età dell’uomo, bensì quelle della Donna, richiamandosi esplicitamente alla Triplice Dea Lunare, in una forma Cristianizzata. Vediamo infatti una Donna con 3 volti, la Fanciulla, l’Anziana e la Donna Adulta, oppure l’Anziana, la Madre e la Ragazza. Ritroviamo il Serpente, che ha la forma di un Arco, attributo tipico di Diana, ma non è presente lo Specchio, al suo posto ci sono due Libri Chiusi (Il Nuovo e il Vecchio Testamento). Con l’indice della mano sinistra indica il basso, forse un invito ad applicare nel Mondo la Prudenza nata dalla Saggezza portata dal Tempo e dall’Esperienza.
by Arthea (Elena Frasca Odorizzi)
NOTE
1) Estote prudentes velut serpentes et simplices sicut columbae, «siate prudenti come serpenti e candidi come Colombe» (Matteo, 10, 16). http://www.filosofia.unina.it/ars/immprud2.html
2) Il Serpente era un attributo delle Divinità del Tempo (Saturno, Giano, Zurvan, Ecate, ecc.)
3/4) http://it.wikipedia.org/wiki/Allegoria_della_Prudenza
5) http://www.filosofia.unina.it/ars/immprud3.html
6) Citato nei Saturnali di Macrobio e descritto come un essere formato da «tre teste animali cinte da un serpente, simbolo del tempo ciclico» che si trovava raffigurato accanto a Serapide, divinità dell’Egitto ellenistico introdotta da Tolomeo I.
7) http://it.wikipedia.org/wiki/Triplice_Dea