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IL CATECHISMO ERMETICO-MASSONICO DELLA STELLA FIAMMEGGIANTE DEL BARONE DI TSCHUDY
by Arthea (Elena Frasca Odorizzi)
«Il rimprovero che è sempre stato fatto alla massoneria è di dire che, poiché mediante il suo regime essa deve rendere migliori gli uomini, è assurdo che le sue conoscenze siano riservate a un manipolo di esseri, i quali per il loro stato sono tenuti a farne mistero: l’obiezione cessa totalmente se è vero che la scienza dei massoni, e il loro scopo positivo, siano gli stessi della filosofia ermetica, tale e quale è stata precisata. (HENRI THEODOR TSCHUDY1)»
20 anni fa acquistai una copia del Catechismo Ermetico-Massonico della Stella Fiammeggiante, pubblicato nel 1984 dalle Edizioni Atanòr2, ma come era prevedibile non riuscii a capirci niente di niente. Le mie conoscenze Alchemiche erano ancora troppo limitate e quelle Massoniche pressoché nulle, così lo misi in Libreria e me ne dimenticai. Qualche giorno fa, mentre facevo spazio al Picatrix, questo strano libro ha rifatto capolino e ho deciso di rileggerlo.
Stavolta è andata meglio, anche se sono rimasta un po’ delusa nello scoprire che il Catechismo è solo parte di un’Opera più ampia, in due Volumi, pubblicata recentemente in Francia3, insieme a una raccolta di Rituali des grades alchimiques du baron Tschoudy4 della quale ho potuto leggere alcuni interessanti capitoli. Per ora accontentiamoci di questa “piccola perla” tradotta in Italiano, auspicandoci che presto vengano pubblicati i restanti testi.
L’AUTORE: IL BARONE TSCHUDY
L’autore del Catechismo Ermetico-Massonico della Stella Fiammeggiante è il Barone Henri Theodor Tschudy5 (1724-1769), che nel 1751, a soli 27 anni, fu installato in qualità di Maestro Venerabile in una Loggia di Napoli, dall’allora Gran Maestro della Libera Muratoria napoletana, il famoso Principe Alchimista e Scienziato Raimondo de Sangro. La Loggia di questi due incredibili personaggi, «secondo gli intendimenti di entrambi, si proponeva [di dare] una lettura dei rituali massonici in chiave essenzialmente ermetico-filosofica6», purtroppo però le cose non andarono secondo i loro piani. In quello stesso anno, infatti, Papa Benedetto XIV, preoccupato per l’evolversi della Massoneria Scozzese tra i Cattolici, confermò la scomunica pronunciata da Clemente XII, nel 1738, contro i Massoni, costringendo lo Tschudy all’esilio e il Principe Raimondo de Sangro (1710-1771) a fare pubblica ritrattazione delle sue idee «onde stornare dai Massoni napoletani le ire di Carlo III7».
Nel 1760 il Barone migrò quindi a San Pietroburgo, dove lo ritroviamo come Oratore di una delle Logge che stavano fiorendo in quel momento in Russia, con il favore della Zarina Caterina8. Ritornò poi in Francia dove non solo divenne uno degli ideologi del futuro Rito Scozzese9, ma creò anche un suo Sistema Cavalleresco nel quale figurava anche un Grado Rosa-Croce. Nel 1766 fondò «L’Ordre de l’Etoile Flamboyante», una Loggia di stretta osservanza Ermetica nella quale sviluppò gli insegnamenti del Principe Raimondo di Sangro. «L’Ordine della Stella Fiammeggiante», detto anche «Ordine dei Filosofi Incogniti», era un vero Ordine iniziatico a se stante, diviso in tre gradi, Apprendista, Compagno e Professo o Filosofo10, sul modello della «Societé des Philosophes Inconnus», fondata un secolo prima dal Sendivogius, famoso Alchimista Rosacrociano11, Medico e Pioniere della Chimica moderna.
MASSONERIA E ROSACROCIANI: PRIMI RAPPORTI TRA 16° e 17° SECOLO
Le vicende del Barone si intrecciano con alcuni dei momenti più salienti della Storia della Massoneria e dell’Esoterismo settecentesco, compresa la questione, mai risolta, dell’influenza dell’Ermetismo Rosacrociano sulla nascita della Massoneria Moderna. Vista la complessità di questo periodo storico, ricco di fermenti culturali e scientifici che porranno le basi sociali dell’Epoca successiva, apriamo una finestra su quest’epoca attraverso le parole di Alfred Schmidt che ne dipinge un quadro perfetto. «Il passaggio dal 16° al 17° secolo fu per l’Europa un periodo di irrequietezza e di fermenti. Gli uomini consideravano antiquati i loro principi di vita sociale e culturale. Il carattere obbligatorio delle credenze tradizionali sembrava pericolante. Stava sorgendo una nuova visione del mondo. La nuova fisica stava imparando a leggere, con una metodica, nel libro della natura. Allo spirito empiristico di rigorose sperimentazioni si unì un razionalismo che dette vigore solo a quello che reggeva di fronte a una sovrastante intelligenza. Bacone e Cartesio, i grandi metodologi, erano gli araldi di una nuova epoca. Le «cose» dettero la misura del ragionamento critico. Il principio, lucido e calcolato, di una borghesia che stava emancipandosi dai poteri del passato, si sentiva dovunque. Scienza e fedi si allontanavano talmente l’una dall’altra che anche il protestantesimo si irrigidì nell’ortodossia. Stato e Chiesa esigevano una riforma. Le migliori teste europee sentivano il peso della decrepitezza, altrettanto ansiogeno quanto la paura del futuro. In questo fragile periodo di transizione risuonò improvvisa la nuova parola d’ordine, ancora oggi valida: ricostruzione generale di tutto il mondo. Essa fu sostenuta da un gruppo di persone che si autodefinivano Rosacrociani, sparse, inafferrabili, avvolte nel mistero. Si trattava di cristiani profondamente inquieti, aperti ai problemi del mondo, provenienti per lo più dalle chiese riformate, che perseguivano una sintesi, conforme alla svolta storica, di fede e di scienza, di religione e di razionalità. Iddio – essi ne erano persuasi – si manifesta sia in maniera sensibile che soprasensibile. Comunque, al di sopra di ogni separazione preesistente, tutto deve tendere verso una unità superiore. Alfonso Rosenberg così descrisse il punto centrale programmatico dei Rosacrociani: «per essi creazione e redenzione, il dono divino della grazia e la cultura umana erano scaturiti da un’unica radice … e indicavano un’unica meta futura. L’umanità intera, d’ambo le parti, il mondo intero nel profano e nel divino. Questa era la meta della loro visione. Un respiro attraversò il mondo di allora: dunque questa vita di contrasti doveva venir vinta; dunque era possibile ricongiungere in Cristo tutto quello che era stato e quello che sarà, il mondo interiore ed esteriore. Questi furono gli uomini che fecero rivivere la Croce, unica Spes. Ma ora non si trattava più dell’isolata Croce della Passione, ma come il nome stesso del movimento indicava, “la Croce nella Rosa”: la Croce come segno di redenzione nella Rosa, il segno della multiforme creazione, della natura, del mondo. In altre parole il nuovo insegnamento promette l’unificazione della vita scissa. Coraggiosamente esso solleva la materia a una coscienza religiosa, insegnando francamente la sua conformazione cristica. A una interiorizzazione mistica corrispondeva una religiosità universale, spesso accompagnata da audaci speculazioni naturali. Sembra possibile conciliare l’astratto e il concreto, fede e scienza, nell’idea di un Cristo antidogmatico, di grandezza cosmica. È sorprendente quanto diversi, per nazionalità ed estrazione sociale erano gli uomini che agivano come propagandisti dell’annuncio rosacrociano di salvezza12[…] ».
Lo scopo dei Rosacroce era dunque l’instaurazione di una pace definitiva tra cattolici e protestanti e la conciliazione tra il nascente pensiero scientifico e quello religioso. Tra i primi Rosacrociani troviamo il giovane studente di teologia Johann Valentin Andreae (1586 – 1654), che come tutti gli Intellettuali dell’epoca desiderava la fine delle sanguinose guerre di religione e l’avvento di una Nuova Società Cristiana, riformata, evoluta, e pansofica. Influenzato dagli studiosi millenaristici tedeschi di fine ‘500, che profetizzavano una grande Riforma che avrebbe investito il secolo successivo, scrisse il primo documento programmatico del futuro movimento dei Rosacroce, esponendone origine (il 1407), regole e principi. Il testo fu pubblicato nel 1614 con il nome di Fama Fraternitatis, e a questo seguirono la Confessio Fraternitatis (1615) e Le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreuz (1616).
Da questi primi Manifesti prese il via una discussione infinita sulle proposte Rosacrociane, che suscitarono una enorme quantità di risposte favorevoli e contrarie.
Tra coloro che vengono annoverati tra i più famosi Rosacroce dell’epoca troviamo il già citato Sendivogius (1566-1636), noto come il Cosmopolita, ma anche il Medico, Alchimista e Musicista tedesco Michael Maier (1568-1622), Consigliere di Rodolfo II e il Medico, Alchimista e Cabalista inglese Robert Fludd (1574-1637), erede del pensiero di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Tra di essi spicca anche Johann Amos Comenius (1592-1670), Vescovo della Confraternita Boema, Umanista e Pedagogo Cecoslovacco. Quest’ultimo credeva fermamente nell’estensione del sistema scolastico a tutte le classi sociali, comprese le Donne e agli Handicappati, perché solo attraverso la Cultura l’essere umano può formarsi sia nella vita spirituale, che civile. A partire dal 1616 Comenius si dedicò a teorizzare un sistema «Pansofico», attraverso il quale raggiungere la «Panarmonia» tra tutti i Popoli, mentre nel 1642, sulla scia dell’Opera la Nuova Atlantide (1626) di Francesco Bacone (1561-1626) e delle teorie del Sendivogius, sviluppò «il progetto di un Collegio universale formato da uomini di tutte le nazioni, colti e attivi, i quali dovrebbero cercare i mezzi per condurre al benessere tutto il genere umano13».
Secondo lo Schmidt14 vi sono delle analogie tra gli Antichi Doveri Massonici di Anderson e i regolamenti redatti da Comenius per i Fratelli boemi. «Lo stesso vale per il linguaggio figurativo di architettura biblica di Comenius e quello del Massone. Nel richiamo diffuso dal 1666 in Germania, in Olanda e in Inghilterra, che doveva arrivare a Cristiani ed Ebrei, Turchi e Pagani, Comenius era decisamente avviato alla trasformazione della società, e precisamente basandosi su concetti pansofici o umanitari (due termini equivalenti). Quando egli parla della “comunità generale di Cristo”, intende “Il Tempio della Saggezza”, e aggiunge: “dato però che quest’opera, cioè il tempio della saggezza, non deve servire solo ai cristiani, ma a tutti coloro che sono nati uomini, affinché possa avere forza per ispirare e convincere gli increduli (se ciò piace a Dio), la si potrà, forse meglio, chiamare Pansofia umana”».
Comunque sia, in questa stessa epoca troviamo anche le prime prove storiche di contatti diretti tra i Rosacroce e le varie Logge Inglesi e Scozzesi, che erano ancora costituite da Liberi Muratori Operativi, in forma di associazioni corporative con propri statuti interni e un simbolismo più o meno connotato dalle tradizioni locali.
Il riferimento più antico di questi legami si trova in una Poesia pubblicata a Edimburgo nel 1638, nella quale si legge:
Perché ciò che noi presagiamo non è vago,
perché siamo Fratelli della Rosa+Croce:
possediamo la parola massone e la seconda vista15,
possiamo predire esattamente gli avvenimenti
che accadranno […] 16
Sappiamo poi che i primi Massoni «accettati» nelle Logge Operative, storicamente riconosciuti, furono Sir Robert Moray, Statista, Alchimista e Rosacroce, che nel 1641 fu accolto in una Loggia di Liberi Muratori di Edimburgo, e il Rosacroce Elias Ashmole17, Antiquario inglese, Studioso di Cabala, Alchimia e Astrologia, che nel 1646 fu ammesso in una Loggia di Mestiere del Lancashire18.
Entrambi figurano anche tra i fondatori della Royal Society, la prima accademia nazionale «per la promozione della cultura fisico-matematica e dell’approccio sperimentale»19, nata dal desiderio di 12 scienziati di riunirsi a discutere il nuovo metodo sperimentale di Francis Bacon. Tra questi troviamo anche Robert Boyle (1627-1691), l’iniziatore della chimica moderna, che in alcune sue lettere parlava dell’esistenza di un «Collegio Invisibile o filosofico», che lo aveva contattato, ma anche il famoso architetto inglese, Christopher Wren, nonché Professore di Astronomia e ultimo Gran Maestro della Massoneria Operativa. Fu proprio dopo una conferenza tenuta da Christopher Wren, che nel 1660 fu fondata la Royal Society, la quale, come motto, scelse le parole Nullius in Verba, “non fidarti delle parole di nessuno”, quindi Dubita sempre, un concetto alla base del Metodo Scientifico, che divenne un caposaldo anche del Metodo Massonico20.
Difficile dire chi influenzò chi, visto che tra il ‘600 e il ‘700 la maggior parte degli studiosi e intellettuali frequentavano gli stessi posti, avevano gli stessi ideali di Rinnovamento, gli stessi interessi scientifici, si mescolavano e si influenzavano gli uni con gli altri, con estrema facilità. Forse semplicemente accadde che le “visioni futuristiche” dei Rosacroce incontrarono le aspirazioni scientifiche della Royal Society e lo Spirito costruttivo della Libera Muratoria e questo in qualche modo stimolò alcune Logge Operative21, ormai piene di Massoni Accettati, a trasformarsi in una Confraternita tesa a progettare all’interno e realizzare all’esterno il Progresso dell’Umanità andando oltre le divisioni politiche e religiose del mondo che li circondava. Una Società composta, nelle sue più pure ambizioni, da Sapienti Iniziati guidati dalla Ragione che avrebbero radunato le Conoscenze Sacre di tutte le Religioni del Mondo, (Pagane, Cristiane, Islamiche, Orientali, ecc.), così come era stato postulato ancora prima che dai Rosacroce, da Gemisto Pletone e dagli Ermetisti Neoplatonici, nel Rinascimento22.
In effetti accadde che nella Massoneria confluirono tutta una serie di conoscenze eterogenee, tratte dalla Bibbia, dalla Filosofia, dall’Alchimia, dall’Ermetismo, dalla Cabala, dai Culti Misterici antichi, dalla Cavalleria Templare, dai Rosacroce, dalla Gnosi, dalle Filosofie Orientali, ecc., che vennero diluite nei vari Gradi, soprattutto negli Alti Gradi del Rito Scozzese23, usando come collante il linguaggio architettonico elevato a codice iniziatico.
Così facendo la Massoneria Speculativa gettò le basi per divenire un poderoso Edificio della Conoscenza, costituito da Camere Inferiori e Superiori, nelle quali istruirsi e perfezionarsi sulle più diverse scienze e discipline iniziatiche, in qualità di Maestri Liberi Muratori. (E in effetti è inutile avere delle Idee se non si è materialmente in grado di metterle anche in pratica.)
Dato che la Casa del Sapere per sua natura è Infinita come la Curiosità umana, accadde che una volta saliti tutti i Gradini disponibili alcuni Iniziati iniziarono a desiderare approfondire certi argomenti, aggiungendo “nuove stanze” all’edificio. Questo comportò una dura battaglia tra le Logge e le Commissioni di controllo, che cercavano di limitare la fondazione di nuovi Riti, la nascita di Logge Miste e di Nuovi Ordini Massonici indipendenti dalla Gran Loggia di Londra, soprattutto quelli che volevano incorporare anche elementi di Teurgia Egizia e Magismo Mesopotamico. Alcuni Massoni interessati a questi studi risolsero il problema mettendosi in sonno e influenzando la nascita di nuove Società Iniziatiche non Massoniche, composte però da Liberi Muratori. Ne sono un esempio le varie Societas Rosacrociane, l’Ordine Ermetico della Golden Dawn, ecc.
In questa prospettiva, forse, vanno inquadrati anche gli esperimenti del Barone Tschudy e del Principe De Sangro, tesi a creare un Ordine Massonico ed Ermetico in ugual misura, provvisto di propri Statuti, Rituali e Catechismi. “Entriamo” quindi nell’Ordine della Stella Fiammeggiante e cerchiamo di capire come il Barone cercò di concretizzare queste sue aspirazioni.
L’ORDINE E GLI STATUTI DELLA STELLA FIAMMEGGIANTE
Il trattato del Barone Tschudy «L’Ètoile Flamboyante ou la Societé des Francs-Maçons considerée sous tous les aspetcs», stampato nel 1976 «à l’Orient chez le Silence», si compone di due volumi. Nel primo troviamo una prefazione sull’Idèè generale de la Maçonnerie considerée sous un point de vue philosophique, sous le nom del La Societè des Philopshoses Inconnues. Nel secondo volume sono riportati gli Statuti dell’Ordine divisi in 30 capitoli, il Catechismo «ou Istruction pour le grade d’Adepte ou apprentif philosophe sublime e inconnu» e infine un’Ode Alchemica, indicata come una sorta di Chiave interpretativa e riassuntiva della Grande Opera. In appendice vi sono anche i «discorsi tenuti per lo più in Logge di rito scozzese in varie località dell’Europa, tra cui quella del principe di Sansevero (Discours prononcè a la reception de plusieurs Apprendiste à la loge du Prince di S.S. a Naples, 1745). Il volume termina con un breve articolo sull’Adoption ou Maçonnerie del Femmes24», una questione molto sentita, già all’epoca.
Come riportato dal Wirth25, gli Statuti sono quasi identici agli Statuts des Philosophes Inconnus del Sendivogius, tranne qualche lieve modifica nel I, nel IV e nel XXX articolo, dove mancano brevi riferimenti alla religione cristiana26. Dal Sendivogius, il Barone, non trasse però solamente gli Statuti, ma l’idea stessa dell‘Ordine della Stella Fiammeggiante. Il Cosmopolita, infatti, aveva postulato ed esposto in alcune lettere personali la sua Idèe d’un Novelle Societè de Philosophes, i quali avrebbero dovuto diffondere su tutta la Terra le conoscenze Ermetiche e spiegare «il soggetto o materia sui cui si deve lavorare». I Filosofi di questa Società, così simili ai Fratelli della Rosa+Croce, agli Illuminati di Bacone, ai Filosofi di Comenius, ai Massoni Accettati, non dovevano essere scambiati per “falsi alchimisti”, dovevano restare “sconosciuti” e diffondersi ovunque27.
I principi base degli Statuti del Sendivogius, sono molto simili a quelli che vennero poi adottati dalla Massoneria, di conseguenza fu piuttosto semplice per il Barone Tschudy trasformarli negli Statuti del suo Ordine Ermetico-Massonico. Nell’articolo primo, per esempio, si legge che: «questa compagnia non deve essere limitata a una contrada, una nazione, un reame, una provincia, o in una parola a un luogo particolare; ma essa deve espandersi per tutta la terra abitabile al pari di una religione santa e chiara, laddove la virtù è conosciuta, o la ragione seguita: un bene universale, infatti, non deve essere racchiuso in un piccolo luogo rinserrato; al contrario, deve essere portato ovunque si trovino soggetti adatti a riceverlo28». Nell’articolo tre si suggerisce che il numero degli associati sia in relazione alla Prudenza, per cui saranno il Tempo, il Luogo e la Necessità a determinarne il numero, senza dimenticare però che «la vera filosofia non si accorda affatto con una moltitudine di persone e perciò sarà sempre più sicuro limitarsi a un piccolo numero […]29». Ovviamente gli ideali illuministi impongono che «non è necessario che coloro i quali saranno ricevuti nella compagnia siano tutti della medesima condizione, professione o religione. Sarà richiesto che essi siano almeno convinti dei santi misteri della religione cristiana, che amino la virtù, che abbiano spirito adatto alla filosofia, in modo che l’ateo e l’idolatra non possano essere ammessi […]30». Nei successivi Articoli vengono richiesti non solo costumi impeccabili, ma anche «un autentico desiderio di penetrare nei segreti della chimica, e una curiosità che sembra venire dal fondo dell’anima; di conoscere non le ricette dei ciarlatani, ma le ammirevoli operazioni della Scienza Ermetica. Il Silenzio sui Misteri è d’obbligo, perché «se un uomo non sa tacere e non sa parlare che quando occorre, non avrà mai il carattere di un autentico e perfetto Filosofo31».
Riguardo alla Pratica l’articolo 18 prescrive lo studio «dei nostri libri e degli altri Filosofi32» al neofita, ma anche il «mettere egli stesso mano alla Pratica, senza la quale ogni speculazione è incerta». L’importante è astenersi «da ogni operazione sofistica sui metalli di qualunque specie essi siano» e soprattutto non si doveva avere «alcun commercio con tutti i ciarlatani e dispensatori di ricette «perché non vi è niente di più indegno per un filosofo cristiano il quale cerca la verità e vuole aiutare i suoi Fratelli, che di fare professione di un’arte ingannatrice33». L’articolo 21, spiegava infatti che «si può lavorare alla chimica comune» e distillare, lavorare i minerali, «cose che da noi a volte sono necessarie», ma solo entrando in un «laboratorio di chimica volgare», che non avesse una cattiva reputazione34. Nell’Articolo 30, infine, si invita «Chi giunge a realizzare la Pietra» a «donare una piccola parte della sua Polvere, esplicare il processo o aiutare gli altri con consigli». Quest’ultimo «è il metodo migliore, perché ognuno dovrebbe arrivarci da solo35». Si dovrà inoltre «dedicare le ricchezze realizzate ai poveri, alla costruzione di Chiese nuove e al restauro di quelle vecchie»36.
È particolarmente interessante anche l’articolo 15, nel quale si prescrive l’adozione per i neofiti, di un «nome cabalistico da cui si potesse trarre possibilmente l’anagramma del suo nome o di qualcuno degli antichi filosofi37», cosa che in Massoneria purtroppo non usa38, ma tra gli Alchimisti si.
ANALISI DEL CATECHISMO E DELL’ODE ALCHEMICA
Il Catechismo della Stella Fiammeggiante è strutturato esattamente come un Catechismo Massonico. Stesso modo di essere breve, conciso e diretto, con una cadenza precisa e varie formule fisse.
Il Termine Catechismo deriva dal verbo greco katechèo, che significa «istruisco oralmente». Introdotto dalla Religione Cristiana per indicare l’insegnamento dogmatico fondato sulla Fede, si diffuse anche nell’ambito delle Confraternite, delle Gilde Corporative, come strumento didattico per codificare e trasmettere le conoscenze di Mestiere, in maniera semplice e diretta, senza bisogno di saper leggere o scrivere. L’impiego della Catechesi, cioè dell’insegnamento orale, passò quindi dalla Libera Muratoria Operativa alla Massoneria Speculativa, la cui ritualità comprendeva oltre alle cerimonie di iniziazione, anche momenti di istruzione incentrati sulla recitazione di Dialoghi tra Maestro e Apprendista. Questi testi apparvero nella prima metà del 1700 e sicuramente ispirarono anche i Catechismi Laici Repubblicani napoletani di fine secolo39.
Le domande e le risposte del Catechismo di Tschudy, secondo il Wirth, sono ispirate dal Novum Lumen Chimicum del Sendivogius, dal quale il Barone estrasse i punti salienti e li mise in forma di domanda e risposta tra Maestro e Apprendista. I riferimenti massonici, invece, sono inediti e rendono quest’opera assolutamente originale e unica.
LA VIA FILOSOFICA O ALCHMISITICA
Eliphas Levy, nel suo Dogme et Rituel de la Haute Magie, scrisse che: «il Catechismo ermetico, contenuto in questo lavoro, che indichiamo ai saggi cabalisti, contiene tutti i veri principi della Grande Opera in un modo così chiaro da arrivare alla Verità, quindi la non comprensione evidenzierebbe la completa mancanza di conoscenza nell’occultismo40». Cercando di non deludere Levy addentriamoci nel significato del Catechismo, partendo dalla Risposta 94 dove ci viene detto che «bisogna soprattutto aver cura di non prendere quello che [i Filosofi Ermetici] dicono su tale argomento alla lettera, e seguendo il suono delle parole: giacché la lettera uccide e lo spirito vivifica41». Questo non vuol dire che dobbiamo interpretare le allegorie degli Alchimisti psicologicamente, ma, solo che non dobbiamo prendere le loro fantasiose metafore alla lettera. E difatti, quando il Barone vuole farci capire che dobbiamo cogliere un’analogia morale ce lo dice chiaramente, ricorrendo a un parallelo tra l’operazione alchemica e il metodo massonico, altrimenti si tratta di Alchimia Pratica e noi dobbiamo capire di che sostanze stiamo effettivamente parlando.
Il protagonista del Catechismo è il «Seme di ogni cosa», «il Soffio Divino, il fuoco centrale ed universale che vivifica ogni cosa42», la Quintessenza di Tutto, che ovviamente inizia e finisce con Dio. È Una, ma contemporaneamente è Maschio e Femmina ed è paragonabile al Mercurio. Si tratta di una Sostanza volatile dotata di intelligenza, perché, secondo la teoria delle Emanazioni di Plotino, essa è il supporto che accoglie il Nous, lo Spirito Universale, divenendo l’entità intermediaria tra Dio e il Mondo. Questo Germe «non è affatto visibile, sebbene agisca visibilmente, giacché non è che uno spirito volatile che svolge la funzione nei corpi e che è animato dallo Spirito Universale, che noi in Massoneria volgare conosciamo sotto il rispettabile emblema della Stella Fiammeggiante».
Forse qualcuno l’avrà già capito … stiamo parlando dell’Anima Mundi, un concetto che nasce da Platone, dagli Stoici e dai Neoplatonici, confluito poi nell’Ermetismo e riapparso nel Medioevo. Il teologo Guglielmo di Conches ne parlava intorno al 1100, paragonando senza mezzi termini questa “Energia” allo Spirito Santo, rischiando così una condanna per Eresia:
«L’Anima del Mondo è un’energia naturale delle cose per cui alcune hanno soltanto la capacità di muoversi, altre di crescere, altre di percepire attraverso i sensi, altre di giudicare», aggiungendo che «ci si chiede cosa sia quell’energia. Ma, come mi sembra, quell’energia naturale è lo Spirito Santo, cioè una divina e benigna armonia che è ciò da cui tutte le cose hanno l’essere, il muoversi, il crescere, il sentire, il vivere, il giudicare[…] ma non si sviluppa il medesimo potere in tutti, ciò a causa dell’inerzia e della natura dei corpi43».
Quest’ultima affermazione ricorda la Risposta n° 20 dove si dice che il «Germe di ogni cosa», generato dai 4 Elementi, mediante la Volontà dell’Essere Supremo e l’immaginazione della Natura, «contrae differenti modifiche; giacché esso passa per luoghi differenti, rami, canali, condotti, in modo che ogni cosa nasce secondo la diversità dei luoghi44». In altre parole se l’Essenza è unica, ma la Matrice, cioè la sostanza materiale, è molteplice, allora ogni cosa che deriva dalla loro unione sarà diversa. Nel Catechismo si fa un esempio paragonandola all’Acqua che passando per un ruscello, se incontra il colore rosso, diventa rossa, se incontra un sale, diventa salata, e così via.
Con l’Anima Mundi si possono creare tutti i possibili “miscugli e composti” che danno origine al Mondo e alle sue Creature. Essa è il fondamento vitale di tutta la manifestazione, che vivifica tutti i corpi e questi tanto più ne sono colmi, tanto più sono perfetti e incorruttibili. «Un grano di questo spirito d’origine celeste, preso da solo, ha più efficacia di un vaso di medicina45», di conseguenza, se si potesse Corporificare lo Spirito del Mondo, si potrebbe creare un Elisir miracoloso capace di curare ogni malattia e di portare ogni cosa a perfezione.
Il resto del Catechismo è dedicato a indicare gli elementi, le fasi, le operazioni necessarie a ottenere quella che comunemente viene chiama la Pietra Filosofale, il Santo Graal della ricerca alchemica.
Nella Risposta 57 si legge che «Ogni seme, qualunque esso sia, non è di nessun valore, se non viene messo nella matrice adatta con l’arte o con la natura. La matrice può ricevere la vita corrompendo il germe, grazie al congelamento del punto puro o grano fisso». Bisogna dunque trovare il Vaso, il Corpo adatto a contenere l’Anima Mundi, e quindi impedirle di fuggire, sigillandocela ermeticamente dentro.
Poiché ogni cosa è Una, deriva dalla stessa e unica Sorgente (o “Miniera”), ma tutto è mescolato e moltiplicato all’infinito (Ouroboros), per prima cosa bisogna estrarre l’Essenza dalla Materia stessa, purgare quest’ultima, finché non ritorna alla purezza del suo stato originario, quindi riunirla al suo Spirito. Per estrarre l’Anima dal Corpo, bisogna ricondurre l’Unità del Tutto al Choas iniziale, cioè scomporre la Materia Prima nei suoi elementi base.
Riguardo alla Materia più idonea da usare, l’attenzione degli Alchimisti settecenteschi si indirizzò sullo Stibium, o Solfuro di Antimonio, nome indicato dal Barone “tra le righe”, proprio nelle ultime pagine del Catechismo46. Servivano però anche dei Sali che fungessero da mediatori tra il Corpo e lo Spirito. Dettero quindi il nome di Magnesia47 a tutte quelle sostanze che fossero in grado di trattenere, come un Magnete, lo Spirito Universale, divenendo l’equivalente terrestre dell’Anima Mundi48.
Tra il XVII e il XVIII secolo grande fu il dibattito su quale fosse la «calamita» migliore. In base alla teoria che il simile attrae il simile fu scelto il Salnitro, ma vi era anche un altro Fondente Filosofico, molto usato, il Tartaro, così a volte per riferirsi a entrambi si parlava di Sale Doppio.
Il Salnitro era una sostanza estremamente comune e diffusa in Natura: «è un tale minerale, in parte volatile, in parte fisso, che cavasi dalle pietre e dalle terre, dalle case cadute, dalle fabbriche vecchie, dalle caverne, dai cimiteri, dalle stalle, dalle colombaie, dalle orine di molti animali. […] Questo Sale è stato principalmente formato da un acido dell’aria, il quale dopo aver rarefatto le pietre, o la terra, vi si e fissato o corporificato. Se ne trova un poco in certi pozzi profondi o alcune acque stagnanti,nella rugiada49, nella pioggia; le terre fertili sono tutte ripiene di Salnitro50». Nella Risposta 161 si dice più o meno la stessa cosa, che la Materia Prima «è vile e non ha dapprima alcuna eleganza in sé […] non è utile che per la nostra Opera», mentre nell’Ode si precisa che si trova «in ogni loco. L’hanno i poveri, e i ricchi, a tutti sconosciuta, e a tutti innante. Abietta al volgo errante, che per fango a vil prezzo ogn’or la vende, preziosa al Philosofo, che intende». Il Salnitro era, oltretutto, la sostanza al centro dello schema dell’Universo teorizzato dal Sendivogius, proprio perché trovandosi ovunque sembrava essere essere il Sale più adatto a legarsi con lo Spirito Universale.
Le operazioni riportate nel Catechismo sono più o meno le seguenti51: durante la Prima delle 3 Opere necessarie per realizzare la Pietra Filosofale bisogna preparare lo Stibium e mescolarlo con l’Acciaio Magico, (il Ferro, “Principio Agente”) e il Fuoco Segreto (Salnitro + Tartaro), per ottenere da una parte l’Antimonio Puro, detto Regolo Marziale Stellato (Mercurio Dissolvente, o Mercurio Bianco o Comune Stellato52), dall’altra la Terra solforosa (Terra Rossa o Adamica) ricavata dalle Scorie calcinate, e infine altri due Sali, il Vitriolo o Leone Verde (o Smeraldo dei Filosofi) e il Sale d’Armonia. Nella Seconda Opera si mescola di nuovo tutto, ma senza il Sale d’Armonia, e dopo varie fasi e operazioni (dai nomi particolarmente evocativi) si ottiene lo Zolfo Filosofico o Incombustibile, detto anche Oro Filosofico (Embrione, Rebis, Mercurio Filosofico, Secondo Mercurio, Infante Reale, ecc53). Con la Terza Opera si riuniscono il Rebis della Seconda Opera con il Mercurio Dissolvente della Prima, per mezzo del Sale d’Armonia, che costituisce l’Uovo Stesso, il “Vetro”. Si susseguono quindi 7 Regimi rappresentati con i nomi dei 7 Pianeti, usati come codice cromatico, per indicare la giusta successione dei Colori che la sostanza deve assumere durante la Cottura. Queste 7 fasi vengono spesso sintetizzate in 3, la Fase al Nero di Saturno, la Fase al Bianco della Luna, la Fase al Rosso del Sole, che portano all’ottenimento dello Zolfo Rosso e dello Zolfo Bianco. Il tutto viene rimescolato di nuovo e cotto, con la successione di altri 7 Regimi. A questo punto si ottiene la Medicina Universale o Pietra Filosofale, con la quale dopo altre moltiplicazioni, fermentazioni e/o dissoluzioni in alcool, si dovrebbero ottenere una Luce Inestinguibile54, l’Argento, l’Oro e l’Oro Potabile.
La Pietra Filosofale, per quanto si dica, non è stata ancora trovata, ma è interessante notare che per cercarla i tanto bistrattati Alchimisti Operativi sono arrivati a ipotizzare i meccanismi fisico-chimci della realtà e a scoprire Sostanze assolutamente sconosciute, particolarmente utili per l’Umanità. A questo proposito, sempre il Sendivogius, nella sua ricerca della Pietra Filosofale, comprese che l’Aria non era una singola sostanza, ma conteneva una essenza vitale, che riuscì ad identificare usando come Corpo il Salnitro. Questa Sostanza, che chiamò «essenza di vita», 170 anni dopo (all’incirca l’epoca della pubblicazione dal nostro Catechismo) venne identificata con il nome di Ossigeno e nel 1778 Antoine Lavoisier ne accertò la funzione indispensabile per i fenomeni di respirazione e di combustione. Antoine Laurent Lavoiser (1743-1794) fu un chimico famoso, membro della Royal Society, che non solo riconobbe e battezzò anche l’Idrogeno (1783), ma gettò le basi della Nomenclatura Chimica, così come oggi la conosciamo, sostituendo i mitologici termini alchemici con termini chimici, al fine di rendere gli esperimenti verificabili scientificamente da tutti, nello stesso modo. Formulò poi la Legge di Conservazione della Massa, che afferma esattamente ciò che abbiamo detto fino qui: «niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma continuamente». In altre parole «all’interno di un sistema chiuso, in una reazione chimica, la massa dei reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti, anche se appare in diverse forme». Un altro membro della Royal Society, Isaac Newton (1643-1727), Matematico, Fisco, e grande cultore, segretamente, di testi alchemici, qualche anno prima, aveva invece scoperto la Legge dell’Attrazione Gravitazionale, dimostrando ancora una volta che le teorie degli Alchimisti riguardanti una forza misteriosa in grado di attrarre due corpi a distanza, non erano fantasie, ma geniali intuizioni.
Da allora sono stati fatti molti passi avanti, ma il Principio Ermetico che Ciò che è in Alto è come Ciò che è in Basso è ancora valido. La Materia viene ancora scomposta, ma non più in Mercurio e Zolfo, bensì in Molecole, Atomi, Bosoni e Femioni, alla ricerca del Primo Mattone dell’Universo e delle Leggi o Forze che governano il Tutto. Ogni nuova Conquista della Scienza è una Lente, attraverso la quale cercare un nesso tra le Leggi del Cosmo e quelle che regolano la Vita sulla Terra, sia sul piano meramente biochimico che spirituale ed è proprio questa continua ricerca di una Chiave di lettura spirituale, attraverso il progresso scientifico, che ci introduce a quella parte del Catechismo che mette in relazione le Operazioni Alchemiche con il Metodo Massonico, per trarne insegnamenti Morali.
LA VIA MASSONICA
La prima cosa che il Catechismo insegna al Neofita è che la Stella Fiammeggiante equivale all’Anima del Mondo. Essa è la «Quintessenza Celeste55», il «Fuoco Centrale56» che funge da veicolo dello Spirito Universale, per portare il Soffio Divino nel Mondo e vivificare ogni cosa57.
La Stella Fiammeggiante è un simbolo fondamentale per la Massoneria, come lo sono la Squadra e il Compasso, e si incontra solo a partire dal II grado. Nell’Ordine Ermetico Massonico dello Tschudy assume un’importanza così rivelante da essere “visibile” fin dall’inizio. Nei Templi Massonici arredati per il grado di Apprendista al posto della Stella troviamo il Triangolo rivolto verso l’alto con l’Occhio al Centro, che nel grado di Apprendista dell’Ordine del Barone, sembra trovarsi direttamente al Centro della Stella Fiammeggiante, al posto della classica G58.
Il triangolo con l’Occhio è un simbolo complesso, che tra le altre cose dissimula la Tetractys Pitagorica e il Tetragrammaton. Proprio nell’ultima pagina del Catechismo, in una nota, il Barone afferma che «il Tetragrammaton, lo Stibium, il Pentacolo, sono emblemi precisi: dei falsi dottori vi aggiungono delle ricette molto false». In altre parole il Barone sembra dirci che, per lui, lo Stibium, il Tetragrammaton/Tetractys, e il Pentacolo/Stella Fiammeggiante sono significanti diversi di uno stesso concetto.
Tutti e tre, in effetti, rappresentano la perfetta Quintessenza del Tutto su piani diversi. Come abbiamo visto, lo Stibium è la Pietra Filosofale in atto e in potenza. La Tetractys59, allo stesso modo, contiene riassunti in sé tutti i Principi dell’Arte Alchemica. Essa ha alla base della “piramide” i 4 Elementi Primordiali e Strutturali affiorati dal Chaos (Acqua, Aria, Terra, e Fuoco), sormontati dai 3 Principi Filosofici nei quali i 4 Elementi sono ridotti (il Mercurio, lo Zolfo e il Sale60), quindi, salendo sempre di più, troviamo le 2 Sostanze Nobili, opposte e complementari, ovvero i due Principi alla base di Tutto (l’Argento e l’Oro) e infine, in cima, la Pietra Filosofale, Meta ultima e Origine di ogni cosa. Esattamente come recita anche un assioma dell’Alchimista Maria l’Ebrea61 («l’Uno diventa Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo, il Quarto compie l’Unità») la somma dei 4 Elementi porta all’Unità, ed ecco perché la Tetractys equivale anche al Tetragrammaton filosofico62.
In alternativa possiamo simboleggiare la Quintessenza insita nel numero 4, per mezzo di un Quadrato con un punto al Centro. Nel Catechismo questa immagine viene così descritta: «D. 16. Chi genera questo seme o questo germe? R. I quattro elementi, per volontà dell’essere supremo e l’immaginazione della natura. D. 17. Come operano i quattro elementi? R. Con un movimento infaticabile e continuo, ciascuno di essi secondo la sua qualità, gettando il loro seme al centro della terra, poi in lei vengono ricotti e digeriti, poi spuntano all’esterno grazie alle leggi del moto63».
Se gettiamo i 4 elementi al centro della terra, cioè se sommiamo i 4 Elementi con il loro prodotto, otteniamo il numero 5, che è il numero della Stella fiammeggiante, la Stella a 5 Punte, sacra ai Pitagorici con il nome di Pentalfa. I Pitagorici chiamavano Assenza di Contesa64 il numero 5, perché prima ancora che dalla relazione algebrica 4+1, esso nasce dal “matrimonio” tra il primo dei numeri pari, il 2, e il primo dei numeri dispari, il 3, considerati espressione dei due principi costitutivi dell’Universo, da cui poi derivano i 4 Elementi stessi65. Partecipando della natura di entrambi i suoi genitori66, il numero 5 simboleggia alchemicamente il Regolo Stellato, cioè il Figlio dello Stibium e del Ferro, ma anche il loro mediatore, per cui su un piano rappresenta l’Anima Mundi, su un altro la Pietra Filosofale, sotto forma di Stella a 5 Punte.
La Meta finale del Massone Filosofo è trasfigurarsi in questa Stella67, così come si vede in una famosa immagine, dove un Uomo sta iscritto in un Pentacolo68 a simboleggiare l’essere umano pienamente realizzato (cioè inserito nel giusto rapporto con il Cosmo) pronto a irraggiare nel Mondo la stessa Armonia raggiunta. In Massoneria questo stesso concetto è espresso dalla Stella Fiammeggiante che guida il Compagno d’Arte alla ricerca di se stesso (al Centro di sé) e si presume che alla fine di questo Viaggio egli risplenderà della Luce da cui è stato illuminato, per irradiarla a sua volta nel Mondo, divenendo così un «Mediatore tra Cielo e Terra69».
Chiarita l’importanza della Stella Fiammeggiante vengono specificate le caratteristiche che deve avere Chi studia la Natura. Devono essere «tali e quali alla natura stessa, vale dire, veri, semplici, pazienti e costanti». Se queste stesse qualità vengono ispirate nei Candidati fin dalla prima Iniziazione, allora avremo dei Massoni, che saranno anche Filosofi dell’Arte70. Questo perché, secondo lo Tschudy, l’oggetto della Ricerca dei Massoni e degli Alchimisti è lo stesso, ma su piani diversi. Per i Massoni «è la conoscenza dell’arte di perfezionare ciò che la natura ha lasciato imperfetto nel genere umano e di arrivare al tesoro della vera morale71». Per i Filosofi dell’Arte è «la conoscenza dell’arte di perfezionare ciò che la natura ha lasciato imperfetto nel genere minerale e di arrivare al tesoro della pietra filosofale72». Lo Tschudy vede dunque il Massone come la naturale continuazione ed evoluzione non solo del Libero Muratore di Mestiere, ma anche dell’Alchimista Operativo. Si può essere o non essere d’accordo con questa teoria, dato che in realtà gli Alchimisti hanno sempre coltivano la Ricerca Spirituale, accanto a quella Operativa, ma in ogni caso il punto di vista del Barone ha un suo senso se si pensa che i Massoni settecenteschi si considerano gli Eredi dei Rosacroce.
La necessità di preparare la Materia Prima, purificandola e depurandola, viene proposta «fin dalla prima iniziazione del Candidato al grado di Apprendista, quando lo si spoglia da ogni metallo e da tutti i minerali, e gli si toglie una parte dei suoi vestiti, in modo decente, questo è simile alle superfluità, superfici o scorie di cui bisogna spogliare la materia per trovare il seme73».
Di conseguenza il Profano, Colui che è «fuori dal Tempio» e quindi «non è parte dell’opera massonica74», rappresenta il Saturno Alchemico, cioè «tutto ciò che risiede in un luogo impuro e freddo, allegoria del mondo e dalle sue imperfezioni75».
Lo Tschudy collega poi il «fare di uno due e di due uno, e nulla più76» al «misterioso numero tre, sul quale poggia essenzialmente tutta la scienza massonica77». La Grande Opera, definita «un capolavoro di architettura78», è infatti Una e Trina, come si specifica più avanti, perché si compone di 3 Grandi Operazioni di base, così come 3 sono i Gradi della Massoneria Azzurra e dell’Ordine della Stella Fiammeggiante79. 3 sono anche gli Elementi di Base e 3 sono gli Elementi di Arrivo80 dell’Opera e questi possono essere moltiplicati all’infinito per multipli di 381, ma alla fine Tutto risulterà sempre Uno. All’inizio, infatti, la Materia Prima e Una, poi si divide nei suoi 2 elementi di base, finché questi, una volta purificati, non vengono riuniti, in una Terza sostanza, che è di nuovo Una di Due.
Alla Domanda su «quale Strada deve seguire il Filosofo per giungere alla conoscenza ed all’esecuzione dell’opera fisica» viene risposto che deve seguire «la stessa strada che seguì il grande Architetto dell’Universo per la creazione del mondo, osservando come fu ordinato il Caos82».
«Ordo ab Chao» è il motto della Massoneria di Rito Scozzese. Il Lucarelli ci dice che con questo motto i Massoni intendono la «realizzazione di una struttura ordinata, partendo da una situazione caotica preesistente», quindi in sostanza la Creazione come atto razionale costruttivo di un Grande Architetto dell’Universo. Al contrario per gli Alchimisti il Caos come fase iniziale della Creazione è un atto Alchemico del pensiero creatore della Divinità che trae da se stessa gli elementi necessari83. Dato che questo Catechismo è Ermetico e Massonico insieme, non mi stupirei se il Barone, quando parla del G.A.D.U., lo vedesse non solo come il Grande Architetto dell’Universo ma anche come il Grande Alchimista dell’Universo, conciliando trascendenza e immanenza.
Il Filosofo per realizzare l’Opera «deve essere, un copista fedele al suo creatore; nella sua opera fisica, deve fare il suo Caos tale quale esso fu effettivamente; separare la luce dalle tenebre; formare il firmamento separatore delle acque e compiere infine perfettamente, seguendo il cammino indicato, tutta l’Opera della creazione84». «Una porzione di questo primo caos, o massa confusa conosciuta, ma disprezzata da tutti85» è detta Pietra grezza, o caos o illiaster86, o hylé87 «emblema del primo status massonico», che si estrae dal Centro dove si riversano i 4 Elementi88. Questa Pietra Grezza e informe è l’Anima, che deve essere lavorata e sgrossata, «cercando di togliere le superficialità89», per trasformarla in Pietra Filosofale, nella forma di una Pietra Cubica sormontata da una Piramide (4+3, che sono 1). Per creare il Caos il Massone deve mettere in discussione se stesso e le sue certezze, per imparare a distinguere da capo i Vizi dalle Virtù, separare il Vero dal Falso90, distinguere l’Illusione dalla Realtà e la Luce della Stella della Conoscenza dalle Tenebre dell’Ignoranza.
Nel Catechismo si dice che i Massoni «venerano i numeri dispari e in particolare il settenario», perché «la natura che ama i suoi propri numeri, è soddisfatta del numero misterioso di sette, soprattutto nelle cose terrene che dipendono dal globo lunare; la luna nel settenario ci fa vedere un numero sensibile ed infinito di alterazioni e di vicissitudini91». Il numero 7, come già sappiamo, rappresenta i 7 diversi regimi o stadi attraverso i quali la Materia Prima passa durante la cottura, secondo una precisa sequenza di trasformazioni. L’Apprendista si chiede quale corrispondenza abbiano i Metalli con l’Interiore e gli viene risposto che per comprendere bene questa corrispondenza, bisogna fare attenzione alla corretta successione dei Pianeti, poiché ognuno rappresenta una Fase del Processo92. È ormai chiaro che nella Massoneria Speculativa i Numeri, i Simboli, le Figure Geometriche, non misurano le dimensioni dei Corpi, ma quelle dell’Anima, quindi, per comprendere il Settenario da un punto di vista Spirituale, bisogna rifarsi agli Alti Gradi Alchemici che il Barone Tschudy creò negli ultimi 3 anni della sua breve vita, dopo aver fondato il suo Ordine ermetico-massonico. Il Grado che ci interessa è quello di Cavaliere del Sole, che nella Massoneria di Rito Scozzese, occupa il 28° posto e si ricollega a un altro Grado al quale il Barone si dedicò prima di morire, il 29°, il Grado di Grande Scozzese di Sant’Andrea di Scozia93. Nel Grado del Cavaliere del Sole o Principe Adepto della Massoneria Scozzese, si legge che l’Iniziato compie 2 Viaggi di 7 tappe ciascuno davanti a 7 Dignitari, che rappresentano i Pianeti. A ogni tappa riceve dei doni significativi, attraverso i quali deve superare l’Illusione del Mondo, scegliendo alla fine del secondo Viaggio di seguire la Luce e di Diffonderla94. Il Viaggio ricorda il momento in cui, durante la cottura della Pietra, si susseguono i 7 regimi di fuoco con i nomi dei 7 Pianeti, e questo, anche nella Grande Opera accade per ben due volte, ma la descrizione ricorda anche un passo del Pimandro nel quale l’Anima, scesa precedentemente sulla Terra, ora risale, cioè ascende attraverso le sette sfere planetarie, abbandonando a ogni tappa passioni e desideri95. Allo stesso modo, in grado di Apprendista, si spronano continuamente i Fratelli a lasciare i Metalli fuori dalla Porta del Tempio.
Questo Viaggio Ermetico è molto simile anche a quello affrontato dall’Anima nel Culto di Mitra, il Dio Iranico del Sole e della Luce. Anche qui è necessario attraversare 7 Gradi, corrispondenti a 7 Cieli Planetari, presieduti da 7 Portieri Celesti, per raggiungere la Liberazione dalla Materia, cioè per uscire fuori dal Ciclo della Reincarnazione. Il 28° grado è quindi dedicato sia a Mithra, rivisitandone alcune simbologie fondamentali, che all’Alchimia e in qualche modo ha a che fare anche con lo Gnosticismo, perché tutte e tre queste Vie di Liberazione hanno un loro modo di rappresentare le 7 Sfere Planetarie, come una Scala Iniziatica, che collega il Cielo e la Terra. Ancora più significativo è che la Parola di Passo di questo Grado è Stibium, il cui simbolo alchemico è un cerchio (la sostanza primordiale indifferenziata) sormontato da una croce solare, che introduce la Croce di Sant’Andrea del 29° grado, come Via di Rigenerazione e Resurrezione Spirituale96.
Anche alla fine del nostro Catechismo viene chiesta la Parola di Passo : «D. 172. Qual è la parola della Magnesia? R. Sapete se posso e devo rispondere alla domanda, custodisco la parola. D. 173. Datemi la parola di passo dei Filosofi? R. Cominciate, vi risponderò».
La parola non viene rivelata, ma molto probabilmente era Stibium, sia per quanto abbiamo detto fin qui, sia per il riferimento alla Magnesia, dato che l’Antimonio veniva chiamato anche Magnesia Gebri ed era considerato la Quintessenza che contiene al suo interno la forma di ogni cosa (e in effetti la Prima Materia contiene in sé tutto quello che le serve per trasformare la sua natura da potenza in atto). La Magnesia Gebri «è ignea, aerea, acquea terrestre. È calore e secchezza, umidità e freddezza. È il fuoco e l’acqua ignea. È uno spirito corporeo e un corpo spirituale. È lo spirito del mondo, condensato97». Se dunque la Stella Fiammeggiante è il Corpo Sottile dello Spirito Universale, la Quintessenza Celeste che dall’Alto unisce il Cielo e la Terra, allora l‘Antimonio, specularmente, è la Stella Fiammeggiante Corporificata, è la Quintessenza Terrestre che dal Basso unisce la Terra al Cielo. L’Antimonio, oltretutto, si ottiene dalla Stibium nella Prima Fase dell’Opera, per realizzare la seconda, per cui può benissimo essere la Parola di Passo del I Grado di Apprendista, con cui accedere al II Grado, anche se poi la ritroviamo usata anche negli Alti Gradi. A ulteriore conferma di questa ipotesi nel libro sul Rituel des grades alchimiques du baron Tschoudy, a proposito del Grado del Cavaliere della Fenice98, leggiamo che la Parola Sacra era TE-TRA-GRAM-MA-TON99, scandito in 5 Lettere e la Parola di Passo era Stibium100.
La Domanda 168 introduce l’Ode Alchemica, che deve servire come Chiave interpretativa necessaria e bastante a svelare il metodo ermetico racchiuso nel Catechismo:
«D. – Non potreste metterci sotto gli occhi d’un sol tratto, e riunire in un sol punto, i principi, le forme, le verità, ed i caratteri essenziali della scienza dei Filosofi, come pure del procedimento metodico dell’opera? R. – A quanto mi chiedete può soddisfare sotto tutti i rispetti un passo lirico, composto da un antico filosofo, che univa alla solidità della scienza il gradevole talento di scherzare con le Muse: nessuna scienza essendo di fatti estranea ai Figli della Scienza; quest’Ode, benché in lingua italiana, la più adatta a dipingere delle idee sublimi, trova qui il suo posto».
Non si capisce come il Neofita possa comprendere l’Ode se non ha capito il Catechismo. Forse il Barone pensava che questo fosse il testo migliore per iniziare a destreggiarsi nel panorama alchemico dell’epoca, in ogni caso l’Ode non è altro che la Lux Obnubilata del 1666 di Frà Marcantonio Crassellame chinese, pseudonimo e anagramma dell’alchimista italiano Francesco Maria Santinelli, (1627-1697). Questi era un nobile pesarese, famoso come Poeta e Spadaccino, frequentatore assiduo della Corte della Regina Cristina di Svezia101, noto a Napoli e nell’ambiente del Principe di Sansevero, sia per le sue vicende personali, che per le sue Opere alchemiche102. Forse il Tschudy conosceva l’Ode grazie alla sua frequentazione napoletana, ma la Lux Obnubilata era stata comunque pubblicata anche in Francia nel 1687 e nel 1692 con il nome di La Lumière sortant par soi même des Tenebres, ou veritable theorie de la Pierre des Philosophes, ècrite en vers italiens, avec un commentaire103». Il Reghini spiega che essa compare nel Catechismo in Italiano, senza prefazione, proemio, commento, «senza alcun intervallo […], senza la ripartizione in tre canzoni e senza indicazione né della fonte né dell’autore104». «La prima canzone ha per scopo di mostrare quale sia la vera composizione della Pietra dei Filosofi, cosa che, naturalmente, soltanto i veri Sapienti possono giudicare se venga esattamente indicata. La seconda canzone dice quale è la prima operazione da eseguire sopra questa pietra filosofica; la terza canzone ha per obbietto di mostrare ai Chimici ignari, a coloro che si perdono nella ricerca della fabbricazione dell’oro e dell’argento ordinari, quanto mai essi errino e si discostino dalle prescrizioni della vera Arte105».
Nell’avviarci alla conclusione l’ultima Risposta, secondo me è la più bella, perché ci ricorda che dedicando la nostra vita alla ricerca della Saggezza, non invecchieremo mai, ma resteremo per sempre giovani, molto più giovani di tante persone che sono già vecchie dentro a 20 anni. La Mente, infatti, non invecchia, ma semmai ringiovanisce ogni qual volta riesce a guardare al futuro, senza farsi limitare da stereotipi sociali, ideologie reazionarie e modelli di pensiero fissi. Questo “miracolo” inizia nel momento in cui cominciamo a porci domande sulla Vita e dura, se non smettiamo, fino alla fine dei nostri giorni:
- 169. A che ora il Filosofo comincia il suo lavoro?
- L’alba, perché non deve mai allontanarsi dalla sua attività.
- 170. Quando si riposa?
- Quando l’opera è alla perfezione.
- 171. Che ore sono alla fine del lavoro?
- Sud pieno (mezzogiorno in punto); vale a dire nell’istante in cui il Sole è nel massimo della sua forza e il figlio di questo astro nel suo più brillante splendore.
- 174. Fate l’Apprendista Filosofo?
- I miei amici ed i Saggi così mi riconoscono.
- 175. Qual è l’età di un Filosofo?
- Dall’inizio delle sue ricerche, fino al momento delle sue scoperte: egli non invecchia affatto.
CONCLUSIONI
Alla fine di questo ennesimo Viaggio nell’Alchimia, mi rendo conto di aver svelato forse più del necessario, soprattutto a coloro che praticano il Rito Scozzese e a certi gradi ancora non sono arrivati, ma tutto ciò che ho riportato si trova nei libri in commercio e come dice il Lucarelli: «ciò che abbiamo appena enunciato con tanta chiarezza era così noto ed evidente ancora pochi secoli fa, come pensiamo di avere dimostrato, che soltanto la pigrizia o la distrazione dei nostri contemporanei può averlo cancellato così totalmente dalla nostra cultura, da farlo apparire come un oscuro segreto esoterico. Piuttosto ci scusiamo per l’estrema semplificazione cui ci siamo adattatati per economia di discorso106». D’altra parte, come scrisse anche il Barone, in questo Catechismo si trovano domande e risposte «assolutamente dirette alla massoneria propriamente detta», ma queste possono «essere ugualmente utili a quelli che non sono affatto massoni, essendovi molti curiosi e amatori della scienza, i quali senza essere imbevuti dei principi dell’arte reale, si applicano alle curiose ricerche della natura». Oltretutto «la sorte d’una cosa buona è di poterlo essere generalmente per tutti, senza che tale o tal’altra qualità presa da una società particolare possa escludere dalla sua partecipazione107».
Purtroppo il Barone morì troppo presto perché il suo Sistema Ermetico Massonico potesse prendere piede, ma si può affermare con sicurezza che l’Ordine della Stella Fiammeggiante ebbe un’importanza fondamentale, anche se transitoria «sull’evoluzione delle correnti ermetiche, magiche, occultistiche, cabalistiche e rosacrociane presenti in tutte le correnti di pensiero massonico del XVIII secolo108». Penso anche che un giorno, in qualche modo, quest’Ordine rinascerà dalle sue ceneri e che se il Barone fosse vissuto altri 10 anni, alla fine, avrebbe unito l’Ordine della Stella Fiammeggiante a tutto quel sistema di Alti Gradi Alchemici a cui stava lavorando, creando lui stesso un Rito Ermetico Massonico e quindi un’Obbedienza a se stante.
by Arthea (Elena Frasca Odorizzi)
NOTE
1HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, contiene «l’ode alchemica» di Frà Marcantonio Crassellame Chiense, Roma, Atanòr, 1984, p. 77.
2Su Internet http://www.esonet.it/News-file-print-sid-674.html (Visitato Settembre 2012).
3BARON DE TSCHOUDY, L’Ètoile Flamboyante ou la Société des Francs-Maçons considérée sous tous les aspects. Tome Premier et Second, n.d. ,Gutenberg Print, 2006.
4THÉODORE-HENRI DE TSCHUDI, Rituel des grades alchimiques du baron Tschoudy, préfacé, remis en forme et en clair par Jean Solis, Cadix (Tarn), Ed. de la Hutte, 2009.
5Ho trovato il cognome Tshudy scritto in varie forme, come Tschoudi, Tschoudy, ecc., quindi preferisco rifarmi a come è stato riportato dalle Edizioni Atanòr.
6HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 8.
7Ivi, p. 7.
8Nella stessa epoca in cui vi si trovava il misterioso Conte di Saint-Germain. Ivi, p. 6.
9Il Rito Scozzese è un sistema di Alti Gradi, sorto per riunire, in un tutto organico, i numerosi “Riti” massonici sorti, durante il XVIII secolo, soprattutto in Francia ed in Germania, nei quali erano presenti anche elementi ermetici e cabalistici. L’origine di questa riforma rituale si fa derivare dal Discorso che il Cavaliere di Ramsay (1686-1743) avrebbe dovuto pronunciare il 21 marzo 1737, come Grande Oratore, all’Assemblea Generale delle Logge di Parigi di cui era Gran Maestro Charles Radclyffe. Una prima versione del discorso fu letta durante una cerimonia di iniziazione di illustri personaggi nella Loggia “Saint Thomas”, nella quale a sua volta era stato iniziato. Si trattava della prima Loggia francese, fondata nel 1725 da Liberi Muratori inglesi, cattolici e stuardisti. «Il “Discorso” può considerarsi la carta programmatica della sua concezione della Massoneria, che intendeva trasformare, nel piano ambizioso di una riconciliazione dell’Istituzione con la Monarchia e con la Chiesa Cattolica. Il 20 marzo 1737 presentò in anteprima il suo “Discorso” al cardinale André Hercule de Fleury, primo Ministro di Luigi XV, ma questi si rifiutò di prendere in considerazione la proposta. Il discorso non fu letto perché l’Assemblea Generale delle Logge fu rinviata. Sarebbe stato poi pubblicato una prima volta l’anno successivo e poi, a Parigi, nel 1741.» Proprio a partire da quell’anno Clemente XII iniziò a Parigi la sua lotta antimassonica che portò alla chiusura della Loggia giacobita ivi operante, e alla bolla pontificia “In eminenti apostolatus specula” del 1738 con la quale scomunicava chiunque aderisse alla Fratellanza Massonica. M. VOLPE, Il “Discorso” del Cavaliere de Ramsay e il suo influsso nello Scozzesimo, http://www.massoneriascozzese.it (Visitato Settembre 2012). Sembra accertato storicamente che il Barone Tschudy conobbe di persona il Cavaliere Ramsey.
10Il titolo di Filosofo Incognito, non ha niente a che fare con il Martinismo, anche se poco più tardi sarà ripreso anche da Louis-Claude de Saint-Martin (1743-1803). FRANCESCO MARIA SANTINELLI, Androgenes hermeticus composto da Minera Philosophorum e Radius ab Umbra completato da un Dialogo tra Maestro e discepolo che descrive l’intera Grande Opera, a cura di Anna Maria Partini, Roma, Mediterranee, 2000, p. 21.
11Si dice che il Sendivogius ricevette una lettera da parte della “Fraternità dei Rosacroce” per unirsi a loro, ma che declinò tale onore. Successivamente, però, viene ascritto tra i membri della Fratellanza. Come prova viene citato il fatto che alla sua morte le sue Opere furono pubblicate dai Rosacroce, nel 1613. Ivi, p. 29.
12ALFRED SCHMIDT, Rosacrocianesimo e Massoneria, Considerazioni storico sociali, in R.·.L.·. Quatuor Coronati di BayreuthVol. 17, anno 1980, sul Web http://www.zen-it.com/mason/studi/r+&m.htm (Visitato Settembre 2012).
13Ibidem.
14Ibidem, tratto da SCHICK HANS, L’antico Rosacrocianesimo. Un contributo alla storia delle origini della Massoneria, Berlino 1942, p. 63.
15«[…] scrive P. Arnold: Fludd sostiene infatti che sia i Tre Magi dell’antichità sia i Saggi di oggi, una volta chiamati Fratelli della Rosa-Croce, non avevano la facoltà di anticipare o di suscitare l’avvento del millennio o dello Spirito Santo. Solo Dio dispone del tempo e della sua gloria; fratelli rosa-croce, saggi e magi possono solo osservare i segni che egli manda ed interpretarli per predire gli avvenimenti futuri. Proprio questa seconda vista permette di profetizzare avvenimenti apocalittici, e per la sua stessa essenza non è patrimonio di una collegialità ma di individui che si sono sottoposti ad esercizi psichici e mistici speciali o dotati di una grazia particolare. Assimilando “Fratelli Rosa Croce, saggi e magi, Fludd, che aveva un’idea ben precisa di che cosa fosse l’ipotetica “Confraternita”, sottolinea come meglio non potrebbe l’isolamento di quei “saggi”». http://www.parodos.it/rosacroceroyalisociety.htm (Visitato Ottobre 2012)
16FRANCES AMELIA YATES, L’Illuminismo dei Rosa+Croce, Milano, Einaudi, p.249.
17In Cammino verso la Luce, a cura di Luigi Danesin, Roma, Athanòr, 2007, 8a edizione, p.97 e p.110
18Per altri esempi di contatti tra Ermetismo e Massoneria, vedi ARTURO REGHINI, Primi contatti tra Ermetismo e Massoneria, «Era Nuova», n°4, 1925. http://lamelagrana.net/wp-content/uploads/downloads/2011/11/Arturo-Reghini-Primi-contatti-tra-Ermetismo-e-Massoneria.pdf (Visitato Ottobre 2012).
19In Cammino verso la Luce, op. cit., p, p. 97.
20La Yates ha dimostrato che fu il Matrimonio del principe palatino con Elisabetta Stuart d’Inghilterra a destare entusiasmo in Europa e a dare speranza ai Rosacrociani, ma anche se questa fu brutalmente stroncata dalla Guerra dei trent’anni, quarant’anni dopo la fiaccola si riaccese, almeno per quanto riguardava il settore scientifico, proprio grazie al “Baconianesimo” della Royal Society. MAURIZIO NICOSIA, Vitruvio e le origini della Massoneria Speculativa in Inghilterra, in http://www.freemasons-freemasonry.com/vitruvio.html (Visitato Ottobre 2012).
21Nel 1717 a Londra nasce la Gran Loggia Unita di Inghilterra e si inizia a parlare di Massoneria Speculativa. Un rinnovamento interno alla Massoneria di Mestiere era già iniziato comunque in Scozia ed entrò in Inghilterra attraverso due canali. Il primo fu «la successione al trono d’Inghilterra di Giacomo VI di Scozia, che diventò Giacomo I d’Inghilterra e portò con sé i protagonisti della riorganizzazione muratoria scozzese». Nel 1598, infatti, Giacomo VI riconobbe a William Schaw (1550-1602) Maestro delle Opere di Sua Maestà, principale architetto di corte, il titolo di Guardiano Generale delle Logge di Muratori esistenti nel Regno. Le Logge vengono quindi riconosciute come istituzioni dotate di determinati privilegi e viene istituito un corpo di dignitari e ufficiali a presiederla. «Sopra le singole Logge vengono costituite delle assemblee provinciali, presiedute da un guardiano generale, eletto dai guardiani delle singole Logge, a loro volta scelti ogni anno dai Maestri. Vengono definite 3 Logge maggiori, le quali sono chiamate a verificare chi, tra le loro fila, sia indegno di appartenere alla categoria dei muratori e a imporre giuramenti di fedeltà a tutti gli aventi diritto di appartenenza. Ogni ufficiale, poi, dovrà imporre ai Compagni (fellow) e Apprendisti (prentice), una “prova dell’arte della memoria e della scienza relativa secondo le vocazioni rispettive”. […] Quindi, da quel momento, la Loggia non è più solo un luogo di riunione dei muratori, ma anche uno spazio iniziatico dove si apprendono e si esercitano l’arte della memoria e la scienza costruttiva ideale» In Cammino verso la Luce, op.cit., p.109
22Si può dire che i Rosacrociani, semmai, ereditarono la missione dei Neoplatonici e cercarono di portarla a compimento.
23A questo proposito si trovano delle immagini alchemiche con simboli Massonici. Nel Viatorum Spagyricum di Heinrich Jamsthaler, del 1625, è rappresentato un Androgino Alchemico che in una mano tiene un Compasso e nell’altra una Squadra. Nell’emblema chiamato la Bussola dei Saggi, del 1782, la Grande Opera si realizza tra le Colonne J e B. ALEXANDER ROOB, Il Museo Ermetico, Alchimia e Mistica , Milano, Taschen edizioni, 1997 , p. 494, p. 185. C’è poi il famoso Ouroboros composto da due serpenti che si mordono la coda, con all’interno Squadra e Compasso, in forma di Stella di Salomone.
24FRANCESCO MARIA SANTINELLI, Androgenes hermeticus, op. cit. , p. 21.
25Il Massone Oswald Wirth (1860-1943) nel suo libro Esoterismo Ermetico (Mediterrane, Roma, 1980), riporta il Catechismo o Istruzione per il grado di Adepto o Apprendista Filosofo sublime e incognito del Barone di Tschoudy insieme all’Ode Alchemica, in cui «è racchiusa tutta la scienza dei Filosofi », dicendo che le prime 61 domande e risposte del Catechismo erano state prese testualmente dal Cosmopolita. HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 9
26FRANCESCO MARIA SANTINELLI, Androgenes hermeticus, op. cit. , p. 29.
27Ibidem
28HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 11.
29Ivi, p. 12.
30Ibidem.
31Ivi, p.13.
32Nel Catechismo vengono riportati una serie di Testi Alchemici a cui fare riferimento. Tra di essi tutti i libri di Ermete, Paracelso, Sendivogius, Raimondo Lullo, Geber, la Turba dei Philosophi (ma non tutta), il Trevisano, ecc. . Ivi, p. 42. Risposta 95
33Ivi, p. 13.
34FRANCESCO MARIA SANTINELLI, Androgenes hermeticus, op. cit. , p. 24.
35Ibidem
36Ivi, p. 25
37Ivi, p. 24.
38Qualcosa di simile potrebbe essere la scelta di un marchio/sigillo personale, nella Massoneria del Marchio, dove il Massone poteva “firmare” i suoi Lavori, senza peccare di orgoglio. DANIELE MANUSINO-GIOVANNI DOMMA, La Massoneria del Marchio, Genova, Glossapetra, 2010. http://www.riflessioni.it/esoterismo/massoneria-marchio-side-degrees-1.htm (Visitato Ottobre 2012).
39Nello stesso periodo in cui si diffusero i Catechismi Massonici nacquero anche i Catechismi Laici utilizzati dagli Intellettuali per educare il popolo all’utilizzo della Ragione e veicolare le idee repubblicane di Democrazia e Libertà, come per esempio «il Catechismo repubblicano per l’istruzione del Popolo e la rovina dei Tiranni», stampato a Napoli nel 1799. Catechismi che, se avessero contenuto meno nozionismo, massime più brevi e succinte, così da poter essere mandate a memoria, sarebbero stati un’ottima guida di formazione morale e politica, non solo per i Maestri e i Parroci «responsabili di scolpire nell’intelletto e nel cuore del buon cittadino i principi e quelle “verità utili, necessarie e forti», ma anche per il popolo analfabeta. ROSARIA CAPOBIANCO, I Catechismi Laici nella Repubblica Napoletana del 1799, un « multiforme apparato educativo», Dottorato di Ricerca in Scienze Psicologiche e Pedagogiche, Università degli Studi di Napoli Federico II, 2005, http://www.fedoa.unina.it/748/1/Capobianco_Rosaria.pdf (Visitato Ottobre 2012).
40FRANCESCO MARIA SANTINELLI, Androgenes hermeticus, op. cit. , p. 34.
41HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 41
42Ivi, p. 13.
43PAOLO LUCARELLI, L’Anima del Mondo, Abstracta, n° 10 (dicembre 1986), pp. 12-21. http://www.airesis.net/arsregia_animamondo.html (Visitato Ottobre 2012).
44HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 19.
45CLOVIS HESTEAU DE NUYSEMENT (1550- 1623), Les vision hermetiques et autres poèmes alchimiques suivis des Traictez du vrai sel secret des Philosophes et de l’Esprit General du monde. Texte annoté et presenté par Silvain Matton, Paris 1974.
46HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 19.
47Pare che a Magnesia, Provincia della Lidia, si trovasse molto Magnes, una pietra minerale che noi chiamiamo Calamita. È detta anche Lapis Hieraclius (dalla Città di Eraclea), Lapis Sideritis (perchè attira il Ferro), Lapis Nauticus (perchè chi viaggia per mare è guidato dall’ago calamitato). Dizionario overo Trattato delle Droghe Semplici, in cui si ritrovano i loro differenti nomi, la loro origine, la loro scelta, i principi che hanno, le loro qualità, la loro etimologia e tuto ciò che v’ha di particolare negli animali, né Vegetabili e né Minerali. Opera dipendente dalla Farmacopea Universale, scritta in Francese dal Sig, Niccolò Lemery, dell’Accademia Reale delle Scienze, Dottore in Medicina e tradotta in Italiano, in Venxia, MDCCXXI, Appresso Gio:Gabriel Hertz, con licenza deì superiori, p. 218.
48Nella Turba dei Filosofi, si legge, per esempio: «prendete l’Argento vivo e coagulatelo nel corpo della magnesia».
49Nelle immagini del Mutus Liber si vedono panni stesi su pali per ricevere la rugiada celeste.
50Dizionario overo Trattato delle Droghe Semplici, op. cit. , p. 215.
51Le Operazioni Alchemiche racchiuse nel Catechismo appaiono “abbastanza” chiare solo grazie agli studi di Rivière sulle Opere del Fulcanelli, l’ultimo grande alchimista di cui si abbiano notizie, e del suo discepolo Canseliet. D. FERRERO, N. VANORE, Schema Teorico della Grande Opera, Via Secca, da Canseliet, e Fulcanelli, con precisazioni di P. Rivière, www.labirintoermetico.com/01Alchimia/Schema_della_grande_opera_per_via_secca.pdf,(Visitato Ottobre 2012).
52Oppure Vergine Bianca, Pietra Astrale, Grifone , Mercurio Dissolvente, ecc.
53Oppure Piccolo Re, Secondo Mercurio, ecc.
54A questo proposito è interessante notare che al Principe De Sangro, tra le tante invenzioni scientifiche che gli vennero attribuite (impermeabilizzazione dei tessuti, carrozza marittima, archibugio, stampa simultanea a più colori, epigrafia al negativo, macchina idraulica, gemme artificiali, sangue di San Gennaro, carta ignifuga, farmacopea, sistema per dissalare e potabilizzare ‘acqua di mare, pirotecnica, e altro ancora ), figura anche il Lume eterno «una mistura ottenuta dalla triturazione delle ossa di un teschio e forse costituita da una miscela di fosfato di calcio e fosforo ad alta concentrazione. Tale miscela avrebbe avuto la capacità di bruciare molto lentamente e di consumare pochissima materia». Raimondo di Sangro in http://www.loggia1051.it/sangro.htm (visitato Ottobre 2012). RAIMONDO DI SANGRO (trad. di Elita Serrao dal francese), Il lume eterno (da Dissertation sur un Lampe antique trouvé à Munich en l’année 1753. Ecrite par M.r le Prince de St. Severe pour servir de fluite a la prémière partie de ses Lettres à M.r l’Abbé Nollet à Paris), Bastogi 1993.
55HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 44, Risposta 98.
56Ivi, p. 16. Risposte 8 e 9.
57Questo simbolo è usato anche su un altro livello per indicare il Mercurio ottenuto durante la Prima Operazione. In uno dei Rituali Alchemici degli Alti Gradi creati dal Barone di Tschudy, quello del Supremo Commendatore degli Astri è detto anche che la Stella Fiammeggiante equivale al Pianeta Marte e alla Materia Prima, «parce que le fer est raprésenté par cette planète, et l’alliance de ce métal avec la matière rouge produit une étoile». THÉODORE-HENRI DE TSCHUDI, Rituel des grades alchimiques du baron Tschoudy, op. cit., II, Rituel: Suprême Commandeur des Astres. Come abbiamo visto prima, infatti, unendo lo Stibium con il Ferro e il Fuoco Segreto, otteniamo il Regolo o Antimonio Puro, e al termine della sua purificazione appare una Stella.
58Si trova nel frontespizio francese del Catechismo.
59La Tetractys rappresenta la successione aritmetica dei primi 4 numeri naturali, che geometricamente si dispongono nella forma di un triangolo equilatero di lato 4, in modo da formare una piramide che sintetizza il rapporto fondamentale tra le prime 4 cifre e la Decade : 1+2+3+4=10. A sua volta il 10 rimanda all’Unità, ottenendo una equivalenza filosofica per cui 10 = 1 su un piano diverso della manifestazione.
60ROBERTO BARGAGLI, Perché l’alchimia, Rito Simbolico Italiano, Studi di Simbologia, http://www.ritosimbolico.net/studi1/studi1_22.html (Visitato Ottobre 2012)
61C. G. JUNG, Psicologia e Alchimia, Torino, Boringhieri, 1981, pag. 26.
62Ho detto Filosofico, invece che Ebraico, non a caso. L’uno esprime Conoscenze Filosofico-Misteriche Pagane, rivisitate da Esoteristi Cristiani, l’altro la Via Esoterico Religiosa Ebraica. Sotto questa luce andrebbe letta anche l’immagine del Pentacolo circondato dal Tetragrammaton di Eliphas Levi, che racchiude tutta la Scienza dell’Arte Reale e della Magia. Levi, infatti, era un gran estimatore del Barone di Tschudy, di cui conosceva l’Opera.
63HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 19, Domande e Risposte 16 e 17.
64«I Pitagorici chiamavano il cinque anche assenza di contesa […], anche perché le due specie di numero assolutamente primarie e differenti […], cioè il pari e il dispari, sono come conciliate e legate insieme dal numero cinque, perché questo è composto dalla loro unione […]» GIAMBLICO, Teologia aritmetica, 34
65Il numero 5 rappresenta la perfetta integrazione armonica tra Macrocosmo e Microcosmo, Interiore ed Esteriore, Alto e Basso e così via.
66PLUTARCO, Il tramonto degli oracoli, 35, 429b
67Una eco forse degli antichi culti stellari.
68HENRICUS CORNELIUS AGRIPPA, La filosofia occulta o la Magia, Roma ,Edizioni Mediterranee,1991, volume I.
69OSWALD WIRTH, Il Compagno. La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti, Vol, II, Roma, Atanòr, 1992 e IRÈNE MAINGUY, Simbolica Massonica del Terzo Millennio, Roma, Mediterranee, 2009, pp. 280-292.
70HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 16. Risposta 10.
71Ivi, p. 31. Risposta 62.
72Ivi, p. 31. Risposta 63.
73Ivi, p. 20. Risposta 20.
74Ivi, pp. 47-48. Risposta 109.
75Ivi, p. 20. Risposta 20.
76Ivi, p. 29. Risposta 54.
77Ivi, p. 20. Risposta 29.
78Ivi, p. 26. Risposta 42.
79Ivi, p. 55. Risposta 141.
80Il Terzo Elemento è anche il Quarto dell’intero processo, (Materia Prima > Sostanze di Base > Sostanza Finale) è il Primo dell’operazione successiva, come una sorta di Emanazione dopo l’altra.
81HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., pp. 55-56. Risposte 141, 146 e 147. «Ci sono tre soluzioni, numero questo misterioso e rispettabile ai Muratori» e che la Terza, che rappresenta la fine dell’Opera, «ha un grande rapporto con la moltiplicazione. Per fare i miracoli della cosa Una». Cioè con ripetute Moltiplicazioni finali si ottiene la Pietra Filosofale. Questo concetto è espresso con «il moltiplicatore comune nei numeri massonici», laddove il numero 3 è condotto «al suo cubo, con le progressioni conosciute di 3, 9, 27, 81».
82Ivi, p. 33. Risposta 69.
83Vedi il Pimandro, il Kore Kosmou e il Libro dei Segreti della Creazione, che contiene la Tavola di Smeraldo, oppure il mio Articolo sulla Tavola di Smeraldo.
84HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 37. Risposta 82.
85Ivi, p. 39. Risposta 88.
86«L’Iliasto, infatti, o Iliastro, o Iliado, dice Guglielmo Johnson nel suo Lessico Chimico (Mangeti, Bibl. Chem. I, 235) è la prima materia di tutte le cose, e consta di Solfo, Mercurio e Sale, ed è quadruplice a seconda dei quattro elementi:Il primo Iliasto è il Chaos della terra, il secondo dell’acqua, il terzo dell’aria ed il quarto del fuoco”. Secondo il Pernety (Dictionnaire, p. 214), l’Iliastro è il Chaos, ed i tre principii solfo, sale e mercurio dei Filosofi chimici, riuniti nella miniera da cui essi li estraggono. Essi hanno dato questo nome anche alla loro materia in putrefazione, perché questi tre principii vi appaiono allora confusi.» ARTURO REGHINI, Un’Ode Alchemica di Frà Marcantonio Crassellame, in «Ignis» I (n° 8-9), pp. 231-251, agosto-settembre 1925, sotto lo pseudonimo di Maximus.
87HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 39. Risposta 87.
88Ivi, p. 19, Domande e Risposte 18 e 19. «D. 18. Che cosa intendono i Filosofi per il centro della terra? R. Un certo luogo vuoto dove niente, che possa essere concepito, riposa. D. 19. In che cosa i quattro elementi si depositano e riposano nelle loro qualità o semi? R. Nell’ex-centro, o margine e circonferenza del centro che, dopo averne preso la dovuta porzione, ributta il surplus all’esterno, formando quindi gli escrementi, le scorie, i fuochi ed anche le pietre della natura, come la pietra grezza, emblema del primo status massonico».
89Ivi, p. 39 , Risposta 88.
90Paracelso (1493-1541), famoso Medico, Alchimista, Astrologo svizzero, diceva che l’Alchimia è l’Arte di Separare il Vero dal Falso.
91HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 41. Risposta 92.
92Ivi, p. 30. Risposta 60.
93Ivi, p. 10.
94Rituale Europeo. Il Viaggio all’andata. «Alla prima stazione, davanti al dignitario che rappresenta il Sole gli si dice: “Ecco un essere che desidera incarnarsi sulla Terra, che cosa gli darà il Signore del Sole?” La risposta è : “La capacità di sapere”». Al Viaggio di ritorno «Viene fermato dalla spada del Fratello Sole e il neofita dice: “ho usato il mio intelletto per scoprire la Verità”. “Ho cercato di non essere ingannato dai sofismi e dalle superstizioni”. Tutte le volte che mi sono accorto di essere in errore l’ho confessato ed ho cercato di correggermi”. […] Alla fine il neofita [giura di mantenere i segreti del grado e poi dice: “Prometto di cercare la Luce in ogni occasione e quando la trovo di diffonderla nel Mondo”». Nel Rito Americano, invece c’è solo il viaggio del ritorno. « La prima tappa è davanti al Cherubino Raffaele, [Angelo Planetario] – Mercurio che lo ferma dicendogli: “Non puoi passare di qui! Guardate ha la benda dell’ignoranza e del pregiudizio sulla fronte” Gli viene tolta la benda e gli vengono mostrate 3 candele […]». EUGENIO BONVINCI, Massoneria di Rito Scozzese, Roma, Atanòr, 1988, pp. 217-218.
95«Sul Principio – disse – Pimandro, nella dissoluzione del corpo materiale, questo consegna se stesso alla trasformazione. Sparisce la forma che tu avevi; il carattere, perdendo forza è consegnato al demone (planetario): i sensi tornano alla loro sorgenti , e diventati delle parti, si confondono tra le energie. Le passioni e i desideri rientrano nella natura irrazionale; ciò che resta si innalza così attraverso l’armonia, abbandonando alla prima zona la facoltà di crescere e decrescere; alla seconda l’industria del male e l’inganno divenuto impotente, alla terza l’illusione ormai incapace di desideri, alla quarta la vanità del comando che non può più essere soddisfatta, alla quinta l’arroganza empia e l’audacia temeraria, alla sesta l’attaccamento alle ricchezze ora senza effetto, alla settima la menzogna insidiosa, e spogliato così di tutte dell’armonia, giunge all’ottava porta e canta, con gli esseri, inni al Padre. […] ode la voce melodiosa delle potenze, che sono al di sopra dell’ottava natura, […] e allora salgono, […] si abbandonano alle Potenze e , divenuti tali, nascono in Dio. Questo è il bene finale di quelli che posseggono la gnosi: divenire Dio»; ERMETE TRISMEGISTO, Il Pimandro, Roma, Atanòr , 1984, pp. 35-36.
96EUGENIO BONVINCI, Massoneria di Rito Scozzese, op. cit., pp. 214-236. MARCELLO VICCHIO, I Gradi Desueti. I Simboli. Rito Scozzese Antico e Accettato, Catania, Tipheret, 2011, pp. 159-165.
97BETTY J. T. DOBBS, Isaac Newton scienziato e alchimista. Il doppio volto del genio, Roma, Mediterranee, 2002, p. 129.
98In alcuni Riti Egizi, ancora oggi, si trovano i gradi di «Cavaliere del Sole» e di «Commendatore degli Astri» dello Tschudy. Cagliostro (1743-1795), infatti, iniziò a diffondere il suo Rito Egiziano e i gradi segreti alchemico-cabalistico-teurgici, noti come “Arcana Arcanorum” o “Scala di Napoli”, nel fertile ambiente Napoletano, che ruotava proprio intorno alle figure del Principe De Sangro e del Barone Tschudy. MASSIMO INTROVIGNE, Il cappello del mago, I Nuovi movimenti magici, dallo spiritismo al satanismo, Varese, Sugarco Edizioni, 1995, pp. 164-5. GASTONE VENTURA, I riti massonici di Misraïm e Memphis, Atanòr, Roma 1980, pp. 18 ss., e p. 43 ss. .
99Diviso in 5 parti, come si ritrova sul Pentacolo di Levi.
100«Le mot sacrè se syllabè ou s’épelle TE-TRA-GRAM-MA-TON. Le mot de passe est stibium. (Ceux qui disent sitibium ne méritent aucune confiance.)». THÉODORE-HENRI DE TSCHUDI, Rituel des grades alchimiques du baron Tschoudy, op. cit., IV, Rituel: Chevelier du Phénix.
101Il Santinelli frequentava la corte romana della regina Cristina di Svezia (essa stessa appassionata cultrice di alchimia e discipline esoteriche) insieme al profeta alchimista Giuseppe Borri e al Marchese Palombara, il quale, oltre a costruire la famosa Porta Alchemica, scrisse anche un poema alchemico, La Bugia. Vedi SUSANNA ÅKERMAN: Cristina Di Svezia (1626-1689), la Porta Magica ed I Poeti italiani dell’aurea Rosa Croce. http://www.levity.com/alchemy/queen_christina_italian.html (Visitato Ottobre 2012).
102Il Santinelli era fuggito da Napoli con la Donna che amava, la Duchessa di Ceri, che la madre teneva prigioniera per impedirle di sposare il poeta. Ivi, FRANCESCO MARIA SANTINELLI, Androgenes hermeticus, op. cit. , p. 21.
103«In seguito venne inclusa tra gli scritti alchemici costituenti la Bibliothèque des Philosophes Chimiques, per lo meno nell’edizione del 1741; ed una versione tedesca ne fu pubblicata nel 1772». ARTURO REGHINI, Un’Ode Alchemica di Frà Marcantonio Crassellame, op.cit., pp. 231-251.
104FRANCESCO MARIA SANTINELLI, Androgenes hermeticus, op. cit. , p. 22.
105ARTURO REGHINI, Un’Ode Alchemica di Frà Marcantonio Crassellame, op.cit., pp. 231-251.
106PAOLO LUCARELLI, L’Anima del Mondo, op. cit.
107HENRI THEODOR TSCHUDY, Il Catechismo ermetico – massonico della stella fiammeggiante, op. cit., p. 77
108Ivi, p. 9.