CEPOTAFIO


CASELLA NUMERO 17 di 63
del Gioco dell’Ouroboros, rivisitazione alchemica del Gioco dell’Oca e Viaggio Iniziatico in simboli. Se sei capitato qui per caso torna alla Pagina Indice per leggere l’introduzione e le regole.

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Casella 17

Immagine: Tomba in mezzo a un campo coltivato, con croci a forma di Zolfo e di Mercurio.

Nome della Casella : «Cepotafio»

Simbolo Aggiuntivo: «Et In Arcadia Ego»

Abilità speciale: si perde un turno.

Il Significato dell’Immagine: nelle leggende di fondazione il ritorno dell’arcana sapienza è sempre anticipato dalla ri-scoperta di un antico sepolcro contenente i resti di un importante personaggio del passato, circondato dai sui Segreti e dai suoi Tesori (in genere Libri). Questo è il tema del primo manifesto dei Rosa Croce che racconta del rinvenimento della Tomba del loro mitico fondatore, Christian Rosenkreutz, ma anche quello della vicenda di Rennes-le-Château, che collega il soggetto di un famoso quadro del Pittore Poussin, I Pastori d’Arcadia, con un misterioso Tesoro e una altrettanto enigmatica Tomba. Un’altra celebre immagine che si riferisce a un sepolcro e ai suoi Misteri è l’Ottava delle Dodici Chiavi di Basilio Valentino1.

In essa un uomo sta seminando in un cimitero, mentre un Angelo (Sostanza volatile-messaggero) suona la tromba per risvegliare i morti2, (sottintendendo un parallelismo con i semi che dormono nella terra). Alcuni semi vengono digeriti da neri corvi, mentre uno scheletro disteso sul campo arato, appoggia la testa su un covone di spighe mietute, esibendo le sue bianche ossa (Albedo). Poco più indietro, ma in linea con lo scheletro, un altro uomo, in piedi dentro a una fossa, prega di fronte a un mazzo di spighe mature: il Tesoro di Eleusi, l’Oro dei Filosofi. Dietro alla Tomba/Fossa vi sono 4 croci, sormontate ognuna da un tettuccio triangolare che le fa assomigliare al simbolo dello Zolfo alchemico, mentre nel campo arato c’è una semplice croce. Sullo sfondo due persone tirano con l’arco e cercano di colpire il centro del cerchio, disegnato dentro a un bersaglio quadrato, sormontato dalla chiave dell’Opera. Sono probabilmente gli Alchimisti che provano e riprovano a realizzare la Pietra Filosofale, “portandola a perfezione3”, con ripetute distillazioni.

Altri racconti come la discesa di Proserpina nel regno di Ade, l’ingresso negli Inferi di Orfeo per ritrovare Euridice, la catabasi di Ishtar, la rinascita di Osiride dal regno dei morti, la trasformazione della Materia Alchemica da Piombo in Oro, trasmettono lo stesso messaggio salvifico: senza la Morte Iniziatica (o Filosofica) non si può raggiungere un nuovo stadio evolutivo.

L’indizio della tua ignoranza è l’intensità con cui credi nell’ingiustizia e nella tragedia. Quella che il bruco chiama la fine del mondo, il maestro la chiama una farfalla4.

Il Nome della Casella: la parola greca Cepotafio vuol dire Tomba nel Giardino. L’associazione tra la Tomba di Osiride e il Giardino dei Filosofi, con le sue finalità trasmutatorie alchemiche, è testimoniata da un frammento del Neoplatonico Olimpiodoro, del V secolo d.C. :

Saturno era signore del piombo e secondo Olimpodoro, Osiride era sinonimo di piombo e la sua tomba era l’emblema della Chemia. (Poiché tale tomba era il luogo di resurrezione oltre che di morte)5.

Il Simbolo aggiuntivo: «ET IN ARCADIA EGO» è una locuzione traducibile come Anche Io in Arcadia. Appare in molti dipinti del ‘600 tra cui l’omonimo quadro del Guercino, “Et In Arcadia Ego”, (1618-1622) e il famoso dipinto di Poussin, Les bergers d’Arcadie, (1640), dove tre pastori e una figura femminile regale scoprono una tomba con incisa sopra questa stessa criptica frase.

Molti credono che in essa si celi un terribile segreto, soprattutto dopo la pubblicazione, nel 1982, del libro il Santo Graal6, nel quale si narra la storia dei figli biologici di Cristo e della Maddalena e di un complotto teso a nascondere l’esistenza di questo Sang Réal7 all’interno della dinastia dei Merovingi, i famosi Re Taumaturghi. Le “prove” si troverebbero nella frase ET IN ARCADIA EGO anagrammata in I TEGO ARCANA DEI (Io custodisco i misteri di Dio) e nel paesaggio dipinto nel quadro di Poussin, che rappresenterebbe una zona vicina alla misteriosa Chiesetta di Rennes-le-Château, fulcro di tutta la vicenda. Aldilà del fantomatico racconto anche io ho ceduto al fascino di questa oscura frase8 inserendola nell’emblema di questa Casella, ma solo come augurio a trovare nell’Arca Dei i Segreti per trasformare il Regno di Saturno in Età dell’Oro.

Le origini del Mito dell’Arcadia vanno ricercati nella Letteratura antica, che descriveva questa regione come un luogo incantato, nel quale la “Buona” Natura provvedeva a Tutti con i suoi doni. Quando nel XIV secolo il ritrovamento di antichi testi greci, provenienti dall’Area Bizantina, iniziò a risvegliare l’interesse degli Studiosi per la cultura Classica, anche l’Arcadia venne riscoperta9 divenendo, nelle menti degli Intellettuali del Rinascimento, una sorta di luogo simbolo, allegoria di un idilliaco paradiso perduto.

Nel 1656 nacque uno dei circoli culturali più famosi, “l’Accademia dell’Arcadia10”, formata da un gruppo di letterati, nobili e artisti che frequentavano la Regina Cristina di Svezia (1626-1689), trasferitasi a Roma dopo la conversione al Cattolicesimo (1654). Il gruppo si richiamava alla tradizione dei pastori-poeti dell’Arcadia: il Presidente era detto “Custode Generale”, la Sede veniva chiamata “Bosco Parrasio (sic)”, i Membri erano i “Pastori”, e tutti dovevano scegliere uno pseudonimo bucolico da Arcadi. La Regina Cristina fu eletta Patrona dell’Accademia e fu chiamata Basilissa, dal greco Basileus, letteralmente Re(gina) Pastore11.

In questa atmosfera il motto ET IN ARCADIA EGO sarebbe potuto essere, non un memento mori, ma piuttosto un augurio o un simbolo di appartenenza a qualsiasi corrente iniziatica dell’epoca12.

Come si sia creato un legame tra l’Arcadia pastorale e l’Alchimia non è chiaro. Certo è che uno dei più celebri libri ermetici riscoperto nel rinascimento si intitolava Poimandres (il Pastore di Uomini) e che intorno alla Regina Cristina, famosa soprattutto per i suoi interessi alchemici13, ruotava la migliore intelleghentia dell’epoca14, nella quale forse si “nascondevano” anche esponenti del Rosacrocianesimo, il cui scopo dichiarato era quello di creare un mondo molto simile a quello dell’Arcadia.

Abilità speciale: In questa casa si perde un turno, perché come casa di crescita interiore impone di fermarsi «per uno tempo a riflettere su le proprie necessità».

Elena Frasca Odorizzi (Arthea)


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NOTE

1Le Xilografie delle 12 Tavole a cui mi riferisco sono quelle che appaiono in una edizione del 1618 , visibili in JOANNES FABRICIUS, Alchimia , l’ Arte Regia nel simbolismo medievale, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997, pp. 238-239. Oppure ALEXANDER ROOB, Il Museo Ermetico, op. cit, p. 225

2Cfr. l’immagine dell’Arcano Maggiore chiamato il Giudizio.

3HUGINUS À BARMÂ, Il regno di Saturno Trasformato in Età dell’Oro, Roma, Mediterranee, 1986 p. 94,Versetto IX, «I Filosofi saggiamente hanno detto che il Mercurio rinchiude tutto ciò che è l’oggetto della ricerca dei Saggi» « La Natura si rallegra nella sua natura; la Natura migliora la natura e la conduce alla sua perfezione.» .

4RICHARD BACH, Illusioni, op. cit.

5JACK LINDSAY, Le origini dell’Alchimia, op. cit. , p. 72

6Il Libro da cui tutta la vicenda è partita è MICHAEL BAIGENT, RICHARD LEIGHT & HENRY LINCOLN, Il Santo Graal, Milano, Mondadori, 1982.

7La Storia avrebbe avuto più senso se fosse stata una metafora dell’influenza spirituale dello Gnosticismo sulla Francia, trasformatosi poi in Catarismo, e non la storia dei figli segreti della Coppia divenuti Re di Francia.

8Alcuni personaggi del XIX-XX secolo che l’hanno citata sono l’artista Aubrey Beardsley nel N°8 della rivista The Savoy, e il poeta e Massone Goethe, che la trascrisse in tedesco ricordando un viaggio fatto in Italia, da giovane.

9Il Sannazzaro, tra il 1480 e il 1504, scrisse e pubblicò, l’Arcadia, mentre Sidney, nell’ultimo decennio del XVI secolo, scrisse il poema eroico The Countess of Pembroke’s Arcadia.

10Vedi GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI, Storia dell’Accademia degli Arcadi istituita in Roma l’anno 1690, Londra, 1804 (on line http://www.culturabarocca.com/ARCA3.HTM) ; M. TERESA GRAZIOSI, L’Arcadia: trecento anni di storia, Palombi, 1991.

11A questo proposito confronta il Titolo del Testo Ermetico del Poimandres, letteralmente Pastore di Uomini, la figura del Buon Pastore collegata a Cristo, raffigurata nel Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, e infine i frequenti accostamenti spirituali tra il gregge di pecore e l’umanità, nella Bibbia e nei Vangeli Gnostici.

12Scopo dell’Accademia dell’Arcadia era coltivare la purezza della Lingua Italiana, considerata più naturale e più bella, restituendole il suo splendore, prima dell’avvento del Barocco.

13Una ricca parte dei trattati alchemici, pare provenisse dalla collezione praghese di Rodolfo II ereditata dalla Regina Cristina. A questo proposito vedi il sito di Adam McLean, grande esperto internazionale di Alchimia, e l’articolo http://www.alchemywebsite.com/queen_christina_italian.html .

14Tra gli Alchimisti frequentati da Cristina in Italia vi erano personaggi famosi come : Francesco Maria Santinelli, il Marchese Palombara e Giuseppe Francesco Borri.