CASELLA NUMERO 19 di 63
del Gioco dell’Ouroboros, rivisitazione alchemica del Gioco dell’Oca e Viaggio Iniziatico in simboli. Se sei capitato qui per caso torna alla Pagina Indice per leggere l’introduzione e le regole.
Casella 19
Immagine: germoglio che si fa strada le pietre, mentre le sue bianche radici sono ben piantate nella Terra Nera.
Nome della Casella: «Neo Fìtos»
Simbolo Aggiuntivo: KHEM
Il Significato dell’Immagine: molti autori considerano l’Alchimia una sorta di Agricoltura Celeste che trasforma e rigenera la Pietra Filosofale, seguendo le Leggi che regolano la Natura. L‘Alchimista spirituale, da parte sua, coltivando la propria interiorità, può a buon diritto considerarsi il Giardiniere1 di se stesso, perché, come diceva lo Stoico Epitteto: […] solo l’uomo colto è libero.
In questo emblema, la Materia Prima è un Seme che germoglia, dopo essersi fatto strada tra i sassi, esattamente come noi troviamo la forza di superare i momenti più difficili, prevalendo sugli ostacoli e le difficoltà che ci si parano davanti. Le radici del germoglio sono bianche, come le ossa ripulite dalla Putrefazione della Nigredo Psicologica2. La Terra è nera per indicare il fertile caos del sostrato esistenziale, mentre le due piccole foglie contrapposte, ma unite su un unico asse centrale, rappresentano l’armonia degli Opposti che mantiene in equilibrio dinamico il processo di realizzazione3.
Lo stretto legame tra il mondo vegetale e quello spirituale ha origini antichissime ed è felicemente rappresentato in un famoso testo Egizio, «iil Libro di ciò che è nella Duat4», dove si racconta che il Dio del Grano5, Osiride, ogni giorno viaggiava nell’Aldilà, attraversando le 12 ore della notte per rinascere all’Alba.
Durante la quarta ora, il suo corpo, chiuso in una bara di legno rettangolare (il cepotafio della Casella precedente, ma anche l’involucro che protegge il seme) scivolava lungo un corridoio “vaginale”, «la strada misteriosa», fino al centro della Terra dove si trovava la necropoli di Imhat.
Alla quinta ora, all’interno di un cartiglio ovale chiamato “l’Uovo di Sokar”, si trasformava in un serpente alato con 4 teste, mentre il terreno si gonfiava e la volta arcuata, sormontata dalla testa della Dea Iside, si espandeva come un ventre materno pronto a partorire.
La forza vitale del Seme in trasformazione erompeva dall’Uovo/Alambicco e si faceva strada a ritroso, dalla «Terra di Sokar» verso l’alto, per riemergere dal sottosuolo come nuova pianta. In questo modo Osiride, rigeneratosi nella Madre Terra, sconfiggeva la morte e manifestandosi all’Alba come il Dio Solare Kheper (e in Primavera come Dio della Vegetazione) invitava il suo popolo a imitarlo, promettendogli una concreta rinascita materiale e spirituale6:
3) finalmente, (il 25 Khoiak [il 21 Dicembre7]) l’immagine osiriaca viene devotamente seppellita. 4) Allora, accade il miracolo. Sul tumulo funerario sono stati piantati degli alberi e, a questo punto si può proclamare: “come l’albero diventa verde, così la terra diventa verde e Osiride è ringiovanito! 5) La morte dunque non esiste. Osiride e la natura intera lo testimoniano per l’uomo. Un pesante pilastro chiamato Ged viene eretto gioiosamente (il 30 Khoiak [il 26 Dicembre, a Busiri) per simboleggiare la resurrezione del Dio8.
Il Nome della Casella: la parola Neofita deriva dal termine greco Neo Fìtos, che letteralmente vuol dire Nuova Pianta. Nel Culto di Demetra questa espressione era usata per indicare l’Iniziato, che aveva avuto accesso ai Misteri della rigenerazione spirituale attraverso la “contemplazione” di quelli vegetali:
Quando Demetra giunse nel nostro paese, nel suo peregrinare a seguito del rapimento di Core, […] concesse due doni, che sono i più grandi che esistano, i frutti della terra grazie ai quali non viviamo come bestie, e l’iniziazione, in virtù della quale coloro che vi partecipano godono delle più dolci speranze per la fine della vita e per l’intera durata della loro esistenza9 ; […] gli Ateniesi, nell’iniziazione di Eleusi, mostrano a coloro che sono ammessi al grado supremo [epopteuosi] il grande e mirabile e perfettissimo mistero [mystêrion] visionario di là: la spiga di grano mietuta in silenzio10.
Un altro indizio del legame tra l’Anima e il Seme è presente nella celebrazione delle Antesterie, le feste greche dedicate a Dioniso. In questo periodo11 si credeva che i morti tornassero a mescolarsi ai vivi, seguendo la Via aperta dai primi germogli, che emergevano dal mondo sotterraneo.
Il Simbolo aggiuntivo: secondo alcuni autori il termine Khem deriverebbe dal geroglifico KMT12, che gli abitanti dell’antico Egitto usavano per rappresentare la fertile Terra Nera del Nilo nella quale Osiride rigenerava se stesso13.
Da questa parola si fa discendere il nome stesso dell’Arte Alchemica, attraverso un ipotetico adattamento arabo Al Chymia, usato la prima volta dall‘astrologo Firmico Materno, intorno al IV sec. d.C.:
Il prefisso al- fu senza dubbio aggiunto da qualche copista più tardo che conosceva il termine arabo; e possiamo ipotizzare che Firmico scrisse Chemia o Chymia14.
Elena Frasca Odorizzi (Arthea)
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NOTE
1Il termine cultura viene dal latino colere che vuol dire coltivare. Cfr. anche l’Alchimista Hortolanus, «Dunque io, ortolano e cioè giardiniere, così chiamato per via dei Giardini marini […]» riferito ai procedimenti alchemici della Via umida, cioè mediante distillazione, in AAVV, Il Filo di Arianna – 42 trattati di alchimia dall’antichità al XVIII Secolo, a cura di Sabina e Rosario Piccolini, Volume I, Milano, Mimesis, 2001, p. 26.
2Cfr. il bianco fiore di Loto che affonda le sue lunghe radici nel fertile fango della trasformazione.
3Questa immagine si riferisce ai due emisferi cerebrali, al rapporto Cervello (SNC) – Colonna Vertebrale (SNP), al canale Sushumna, della tradizione Indiana, circondato dai due serpenti energetici, detti Ida e Pingala.
4La più antica composizione funeraria del Regno Nuovo, dipinta nella tomba di Thutmosi III (1479 – 1425 a.C. ).
5Osiride, nel Libro di ciò che è nella Duat, viene chiamato “la Carne”. Nell’Aegyptiaca di Manetone, nel Canone di Torino e nei Testi delle Piramidi, è detto, di volta in volta: il “Grano delle mummie” , il “Verdeggiante” e il “Grano Verde”. Cfr. le altre divinità maschili considerate come manifestazioni della Natura: Tammuz, il consorte di Ishtar , il Dio celtico cornuto Cerunnus, l’Uomo Verde, il Re Agrifoglio, lo stesso Dioniso, ecc.
6Cfr. il mito di Proserpina che abbandona i regni sotterranei di Ade e ritorna da sua madre Demetra, (Gè Meter, Madre Terra o Madre Natura) sottoforma di Spiga di Grano.
7Cfr. il nostro Natale, il Solstizio d’Inverno e la festa del Sol Invictus. CARLO GALLO, L’Astronomia Egizia, dalle scoperte archeologiche alla misurazione del tempo, Padova, Franco Muzzio Editore, 1998.
8MAX GUILMOT, Iniziati e Riti Iniziatici nell’Antico Egitto, op. cit., p. 132 – Cfr. la Casella 33.
9Le Religioni dei Misteri, op. cit. , frammento A11 , p. 61, Isocrate, 4, 28, Panegirico
10Ivi, pp. 151-153, Frammento D61, IPPOLITO, Confutazione di tutte le eresie, V 8, 39-40.
11Alle porte della Primavera, verso Febbraio – Marzo, quando il grano comincia a nascere e crescere.
12«Inoltre l’Egitto, che ha la terra così nera, viene chiamato con lo stesso nome della parte nera dell’occhio, Chemia […]» ; […]; PLUTARCO, Iside e Osiride, Milano, Adelphi, 1994, p. 92, cap.33 e nota 185 a p. 183. In egiziano KMT indica l’Egitto come fertile “terra nera”, in opposizione alla sterile “terra rossa” del deserto.
13Per estensione KMT è la Terra d’Egitto. ALBERTO ELLI, Guida ai Geroglifici, i principi fondamentali della lingua e della scrittura degli antichi egizi, Milano, Anotnio Vallardi Editore, 2003 (3a rist.).
14JACK LINDSAY, Le origini dell’Alchimia, op. cit. , p. 72